La gratitudine della UILDM a Renato Dulbecco

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«A titolo personale, e a nome di tutta la UILDM, voglio esprimere la più sincera gratitudine al Professor Dulbecco per aver dedicato la propria vita alla ricerca, e in particolare per il suo impegno e coinvolgimento nell’attività svolta da Telethon». È con queste parole che Alberto Fontana, presidente nazionale UILDM, saluta con dolore il Professor Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina nel 1975, scomparso ieri in California all’età di 97 anni. Furono le sue ricerche nel campo dei tumori, condotte negli Stati Uniti, a portarlo a ricevere il Nobel. In particolare, egli fu un pioniere dello studio genetico del cancro e grazie al suo lavoro la lotta ai tumori subì una svolta determinante.

Il Professor Renato Dulbecco partecipa a Telethon 2001

Il Professor Renato Dulbecco partecipa a Telethon 2001

Padre ispiratore del Progetto Genoma Umano, Dulbecco dal 1994 era presidente onorario della Commissione Medico Scientifica di Telethon, l’organismo che seleziona i progetti di ricerca più meritevoli, dopo esserne stato presidente dal 1991. Era il 1999 quando Renato Dulbecco decise di destinare il cachet per la partecipazione al Festival di Sanremo - 50 milioni di lire - alla creazione di un istituto che consentisse a giovani ricercatori di svolgere in piena indipendenza la propria carriera in Italia.

Nacque così l’Istituto Telethon Dulbecco (DTI), che fino ad oggi ha coinvolto 30 laboratori in Italia, di cui 20 sono attualmente attivi, permettendo ad oltre 370 tra “Telethon scientist”, collaboratori e borsisti di svolgere la loro attività all’interno del DTI, arricchendo con il proprio talento la comunità degli scienziati italiani impegnati nella ricerca sulle malattie genetiche.

«Mi rendo conto adesso della grande fortuna che ho avuto - ha dichiarato Franco Bomprezzi, direttore responsabile del periodico UILDM “DM” e già presidente nazionale UILDM, appena appresa la notizia della scomparsa di Renato Dulbecco -. Ho stretto la mano, tanti anni fa, a un uomo eccezionale, a un Premio Nobel. Si chiamava Renato Dulbecco. Eravamo entrambi impegnati, quella sera, per portare il nostro mattoncino di parole alla causa di Telethon, quando ancora la maratona televisiva di raccolta fondi per la ricerca sulle malattie genetiche era nella fase quasi "familiare" dei primi anni. Nessun imbarazzo da parte mia, ma tanta gratitudine, allora, nei confronti di una persona capace di rappresentare, con il suo bagaglio scientifico, e con una carriera luminosa e universalmente apprezzata, proprio quello che mancava: ossia la certezza della speranza nella ricerca genetica».

Secondo Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, il più grande insegnamento che ci lascia Renato Dulbecco riguarda invece proprio il tema della formazione dei giovani e della mentorship. «Mi fece molto riflettere - ha dichiarato Pasinelli - quando mi disse che motivo di maggiore orgoglio per lui, più del Nobel ricevuto, era il fatto che cinque suoi allievi avessero ottenuto lo stesso riconoscimento. Riteneva la formazione alla conoscenza e all’amore per la ricerca, il principale compito di uno scienziato. Un insegnamento forse ancora non abbastanza valorizzato nel nostro Paese».

«Dulbecco - ha concluso Bomprezzi - si mise a disposizione con semplicità e umiltà, le regole che forse mai come adesso dovrebbero tutti i Grandi del nostro Paese utilizzare per mettersi al servizio di un "new deal", e soprattutto dei giovani, che hanno un estremo bisogno di esempi forti ma concreti. Se oggi l'Italia può onestamente considerarsi al passo del mondo nel campo della ricerca sulle malattie genetiche, molto lo dobbiamo a questo piccolo grande uomo. Grazie».  (C.N.)

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Margaret

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