L'Assemblea Mondiale di DPI in Sudafrica

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(di Giampiero Griffo)

E' in corso fino a giovedì 13 ottobre, a Durban (Sudafrica), l'Assemblea Mondiale di DPI (Disabled Peoples' International), l’organizzazione presente in 135 Paesi che "lavora per la promozione e la tutela dei diritti umani e civili, per la piena partecipazione, la non discriminazione, la piena inclusione e le pari opportunità delle persone con disabilità e delle loro famiglie".
A raccontare per il portale Superando.it l'importante dibattito e confronto che si sta sviluppando in questi giorni, a Durban c'è l'"inviato" speciale Giampiero Griffo, che partecipa attivamente all'evento in qualità di membro del Consiglio Mondiale di DPI.Il logo di DPI

Siamo in tanti, da tutti i continenti, di tante etnie, lingue, religioni, donne e uomini di tutte le età, con tutte le caratteristiche che la società dimentica, producendo disabilità, mancanza di opportunità, barriere e ostacoli, discriminazioni.
In una grande sala del Centro Congressi di Durban (il più grande Centro Congressi africano), si è inaugurata dunque l'Assemblea Mondiale di DPI (Disabled Peoples' International), che fino al 13 ottobre svilupperà una discussione a tutti i livelli sul rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità.
Dalla tribuna centrale e dai workshop esperti con disabilità affronteranno i temi dell'inclusione nelle politiche di sviluppo, della partecipazione delle organizzazioni di persone con disabilità alle decisioni che le riguardano, della riduzione della povertà, situazione in cui oggi vivono centinaia di milioni di persone con disabilità.

Già durante il cocktail di benvenuto, offerto dal Municipio di Durban e allietato da un gruppo di ballo folkloristico sudafricano - i colori sgargianti delle donne africane, i vestiti eleganti occidentali, le tante persone che affollavano l'immensa sala hanno cominciato ad assaporare questo straordinario evento. Una mescolanza di culture, di lingue, di condizioni di disabilità, di costumi, di nazioni, di popoli, tutti unificati dalla volontà di far rispettare i diritti delle persone con disabilità.
Quattro schermi riprendono il palco, con i due laterali dedicati alla traduzione nella lingua dei segni sudafricana e in inglese internazionale, i due centrali agli oratori.
La cerimonia inaugurale è stata aperta dal coro di persone sorde delle Scuole Mason Lincoln e KiwaThintwa e poi introdotta dal Primo Ministro dello stato del KwaZulu-Natal (di cui è capitale Durban), Zweli Mikhize, che ha augurato il benvenuto ai circa mille congressisti.
Wilfredo Guzman Jara, presidente uscente di DPI, ha sottolineato che le persone con disabilità sono circa un miliardo (il 15% della popolazione mondiale) e che devono beneficiare di tutte le politiche, in particolare di quelle legate allo sviluppo economico e sociale, sulla base del rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Il presidente di DPI Sudafrica Muzi Nkos, presidente anche del Comitato Organizzatore Locale, ha ricordato tutti i temi sui cui costruire l'inclusione delle persone con disabilità: universal design ["progettazione universale", N.d.R.], vita indipendente, accesso ai diritti, partecipazione nelle decisioni.
Judith Heumann, special advisor del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America per i diritti delle persone con disabilità a livello internazionale, ha ricordato poi che in un periodo di crisi, dove si perdono certezze e si mettono in discussione i diritti, le organizzazioni di persone con disabilità devono proporre politiche inclusive, sulla base della Convenzione ONU. «I diritti - ha sottolineato - devono essere coniugati con le risorse e le politiche inclusive».
Successivamente, in un messaggio videoregistrato, Akiko Ito, responsabile del Segretariato della Convenzione nel Dipartimento degli Affari Economici e Sociali dell'ONU, ha ricordato che solo includendo le persone con disabilità in tutte le aree dello sviluppo umano sarà garantito il rispetto dei diritti umani di tutti. «In tal senso - ha affermato - particolare attenzione va posta al conseguimento degli obiettivi dei Millennium Development Goals ["Obiettivi di Sviluppo del Millennio", N.d.R.], perché le persone con disabilità rappresentano un target importante tra le persone povere del mondo».

Dopo i saluti del SADA (The South African Disability Alliance) e dell'IDA (International Disability Alliance), è intervenuto Dude Kudakwashe, responsabile esecutivo del Segretariato della Decade Africana delle Persone con Disabilità,  che ha ricordato l'importanza di lavorare insieme, per conseguire il rispetto dei diritti umani nel mondo.

Dal canto suo Yanine Poc, rappresentate regionale dell'Alto Commissario per i Diritti Umani dell'ONU e capo dell'Ufficio Regionale del Sudafrica, ha ribadito che «non ci può essere una società per tutti senza includere le persone con disabilità. La Convenzione ONU è la nostra guida e la sua applicazione rappresenta una sfida in tutte le aree dei diritti umani. Inoltre, la natura disomogenea della disabilità richiede risposte appropriate alle diverse necessità, per garantire l'accesso ai diritti, così come le multidiscriminazioni subite dalle donne con disabilità. Particolare attenzione, per questo, va prestata ai media e all'immagine che essi trasmettono, spesso lontana dalla cultura del rispetto dei diritti umani».
Subito dopo Lulama "Lulu" Xingwana, esponente del Dipartimento Sudafricano per le Donne, i Minori e le Persone con Disabilità, ha informato sul processo di applicazione della Convenzione nel proprio Paese, dove l'accesso ai diritti è basato sul rispetto dei diritti umani di tutti i Cittadini. Il Governo sudafricano, infatti, sviluppa politiche di mainstreaming della disabilità [inserimento delle politiche riguardanti la disabilità in tutte le politiche generali, N.d.R.], nel campo della salute, dell'accessibilità, dei trasporti e dell'educazione. L'applicazione della Convenzione richiederà un ulteriore aggiornamento della legislazione e delle politiche nazionali, sempre partendo dal dato fondamentale del rispetto dei diritti umani delle persone con disabilità».

Durante la tavola rotonda del pomeriggio è stato poi presentato il punto di vista dei cinque continenti sull'agenda politica mondiale, attraverso la voce dei presidente dei Consigli Regionali di DPI.
La prima a introdurre la discussione è stata  Rachel Kachaje (Zimbabwe), in rappresentanza dell'Africa, che ha chiesto coerenza nelle politiche di applicazione della Convenzione: «Non è vero - ha dichiarato - che non vi sono risorse per implementare i diritti delle persone con disabilità, le risorse di tutti, infatti, devono occuparsi delle persone con disabilità in ogni area (salute, impiego, lavoro, educazione ecc.). In verità, le persone con disabilità non sono ancora considerate ovunque parte della società e per questo ne va garantita la partecipazione sulle politiche che le riguardano».
Shoji Nakanishi (Giappone), per la Regione Asia Pacifico, ha riferito di come nel proprio Paese si stia sviluppando il processo di implementazione della Convenzione. «Importante - ha sottolineato - è essere parte di questo processo, rivendicare il diritto delle nostre organizzazioni a farlo, con proposte e soluzioni. E affrontare le aree più strategiche, come l'educazione e lo sviluppo inclusivo».

Il presidente della zona europea, Jean-Luc Simon (Francia), ha ricordato poi che da trent'anni anni DPI lotta per il riconoscimento dei diritti umani. «Vivere con una limitazione funzionale - ha affermato - non è un dramma, lo è invece vivere in una continua condizione di discriminazione e di mancanza di opportunità. Le persone con disabilità sono esperte in tutti i campi delle politiche e devono essere partecipi a pieno titolo delle decisioni che toccano la loro vita».
E ancora, Michael Fraser (Trinidad e Tobago), presidente della Regione di Nordamerica e Caraibi, ha posto in evidenza che le persone con disabilità «sono invisibili e finché rimarranno tali resteranno escluse. DPI deve sviluppare dunque le loro capacità, rendendole partecipi del processo di cambiamento che la Convenzione ONU ha avviato. Noi siamo esperti di questo cambiamento. Dobbiamo dunque sviluppare piani di azione con tutti i governi e le agenzie internazionali, per costruire un processo di reale inclusione delle persone con disabilità in tutte le aree della società. Noi dobbiamo in sostanza "educare la società" a rispettare la Convenzione ONU».
Infine, Wilfred Guzman Jara (Perù), per la Regione Sudamericana, è partito dalla considerazione che 103 Paesi hanno ratificato la Convenzione ONU e 66 il Protocollo Opzionale, cambiando il concetto stesso di disabilità, che oggi è «l'interazione tra le caratteristiche della persona e l'ambiente fisico e sociale in cui si vive. La Convenzione assegna un ruolo partecipativo alle organizzazioni delle persone con disabilità e si occupa di tutte le aree sociali nelle quali queste ultime sono state escluse e discriminate. La Convenzione sottolinea dunque che siamo parte della società e tuttavia devono essere le organizzazioni delle persone con disabilità a sviluppare saperi e conoscenza, per insegnare alla società come rispettare i nostri diritti». «Dobbiamo chiedere - ha concluso - che siano rispettate le leggi».

Alla tavola rotonda ha partecipato anche Hendriette Bogopane-Zulu, ministro sudafricano dei Lavori Pubblici, che ha ricordato quanto sia importante il ruolo che le persone con disabilità possono giocare nell'implementazione della Convenzione. «Qui e oggi - ha dichiarato - è Importante che il Sud del mondo mostri come applicare la Convenzione ed è necessario, su un altro versante,  che i Governi si impegnino ad implementare la Convenzione stessa, destinando appropriate risorse. Oggi la società civile, come dimostra questo evento, è attiva, partecipe, competente. Abbiamo bisogno di una forte collaborazione con le organizzazioni di persone con disabilità, per applicare la Convenzione in tutti campi».
I lavori della giornata si sono conclusi con Siva Moddley del DSPA (Disabled People South Africa), che ha sottolineato come la Convenzione sia «una legge mondiale, ma da apllicare. Per questo abbiamo bisogno di avanzamenti concreti, di impegni politici mantenuti, per far sì che i nostri diritti siano realmente rispettati. Il Protocollo Opzionale ci dà nuovi poteri per far rispettare i nostri diritti e dobbiamo usarli. In altre parole, la legge va rispettata, il settore pubblico deve applicarla, il settore privato va sensibilizzato, la ricerca e l'innovazione devono occuparsi dei problemi dell'inclusione, l'informazione dev'essere capillare ed efficace, la formazione sui nostri diritti umani deve svilupparsi in tutte le aree della società e la partecipazione deve diventare il fattore strategico per l'inclusione».

Testo pubblicato da Superando.it con il titolo "Assemblea Mondiale di DPI: dal nostro «inviato» in Sudafrica" e qui ripreso, per concessione, con una nuova introduzione e lievissimi riadattamenti.

 

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Margaret

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