Le barriere sanitarie in Italia

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L'ospedale non è un posto per persone con disabilità: è quello che risulta dall'Indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri per persone con disabilità, realizzata dalla Cooperativa romana Spes contra spem insieme all'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell'Università del Sacro Cuore di Roma, in collaborazione con la Fondazione Ariel e il contributo di Fondazione Umana Mente del Gruppo Allianz.
Lo studio è partito dall'intenzione di comprendere cosa succede realmente ad una persona con disabilità quando viene ricoverata per una patologia non inerente alla sua disabilità e in che modo le strutture sanitarie sono in grado di rispondere ai bisogni e alle richieste manifestati in tali situazioni.
Infatti, secondo quanto stimato dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), le persone che hanno una disabilità hanno il doppio della possibilità di trovare operatori e strutture inadeguate rispetto a quello che potrebbe succedere alle persone senza disabilità; l'eventualità che sia loro negato l'accesso alle cure sanitarie è triplicata rispetto alla norma; infine è quadruplicata la possibilità che vengano trattate senza rispetto per la loro dignità.

I dati della ricerca risalgono all'anno 2014, quando sono state inviate le lettere di richiesta di partecipazione alle Direzioni Sanitarie degli ospedali individuati. Gli scopi dell'indagine, che prende le mosse dalla "Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale", sono stato molteplici: sensibilizzare le strutture circa le problematiche connesse al ricovero delle persone con disabilità, descrivere la situazione attuale  rispetto ai criteri di accessibilità, personalizzazione e coordinamento dei percorsi sanitari e, in ultima analisi, promuovere la diffusione della Carta. Lo studio ha messo in luce la disparità di trattamenti sanitari tra persone con e senza disabilità, situazione che interessa tutta la collettività.

Le strutture ospedaliere contattate sono state 814 (ASL, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, IRCCS), con una risposta al questionario da parte di 161 di esse e con percentuali di risposta del 53,4% al nord, del 27,3% al centro e del 19,3% al sud. Il questionario, composto di 10 domande, era relativo a vari aspetti, quali la presenza di misure, i presidi, i percorsi assistenziali e le figure professionali, per verificare le modalità di accesso e di cura delle persone con diverse tipologie di disabilità.

Dalla ricerca risulta che:

  • nel 36% delle strutture esiste un percorso prioritario per pazienti con disabilità che devono usufruire di prestazioni ospedaliere;
  • il 16,8% degli ospedali che hanno partecipato all'indagine ha un punto di accoglienza per le persone con disabilità;
  • solo il 12,4% dei Pronto Soccorso - nessuno nell'Italia meridionale - predispone di locali o percorsi adatti a visitare pazienti con disabilità intellettiva; considerando invece gli ambulatori e i reparti la percentuale sale al 21,7%;
  • il 61% degli ospedali prevede un case manager, medico e/o infermieristico dedicato, ossia quella figura professionale che si fa carico del percorso individuale di cura della persona malata, divenendo responsabile dell’effettiva continuità del percorso stesso, dall'ammissione alla dimissione;
  • il 95,7% degli ospedali permette al caregiver che assiste la persona con disabilità di rimanere oltre l'orario di visita;
  • il 57,8% delle strutture è provvisto di display luminosi per agevolare le persone che hanno un deficit uditivo;
  • i percorsi tattili per non vedenti sono presenti solo nel 10,6% dei casi, con una preponderanza al centro-nord (13%); mentre nessun ospedale ha mappe a rilievo per persone non vedenti;
  • infine il 70,2% delle strutture dichiara di avere incontri con le associazioni di pazienti e di familiari, anche se a volte in maniera saltuaria.

«Paradossalmente - afferma Luigi Vittorio Berliri, presidente di Spes contra spem - in ospedale una persona con disabilità rischia di diventare disabile due volte, perché per avere diritti uguali a tutti gli altri ha bisogno di risposte diverse. Prendersi cura di una persona significa riconoscere che davanti ho una Persona, con la sua dignità. É solo "diversa", non più complicata di altre».

Nell'infografica tratta da SuperAbile Inail n.6 (giugno 2016) sono riassunti i principali dati e risultati dell'indagine. (A.P.)0001

 

Ritratto di piv-J3jXu49

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