UILDM ha tirato fuori la migliore parte di me

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La vita può farti cambiare strada all'improvviso. Lo sanno bene Adriana Cipriani, 20 anni, e Marina Turcanu, 21, amiche dal liceo. «Un anno fa eravamo nel giardino dell’università e siamo state avvicinate da Edoardo e Eva per invitarci a un incontro di orientamento del Servizio Civile con UILDM Lazio». A quell’incontro ci sono andate, e non solo. Proprio in queste settimane hanno terminato l’anno da volontarie. Ecco quanto ci hanno raccontato per la Settimana delle Sezioni UILDM (8-14 ottobre).

 

Di che cosa vi siete occupate quest’anno?

A: Il progetto si chiamava “Un’altra inclusione è possibile”.

M: Io mi sono dedicata in particolare del trasporto delle persone e dei servizi a domicilio.

A: Il lunedì e il martedì lavoravo in Radio Finestraperta (la radio di UILDM Lazio, N.d.R.), per preparare il programma Roba da Servizio Civile. Il resto della settimana mi occupavo di accompagnare le persone in Sezione o in giro per commissioni o tempo libero, oppure andavo a casa loro.

In che modo l’esperienza in UILDM vi ha cambiato?

M: Sicuramente la mia vita è cambiata molto. Prima seguivo un corso universitario di Storia e antropologia delle religioni, che ho abbandonato quest'anno. Ora andrò a fare Servizio sociale e penso che la scelta all’80% dipenda da ciò che ho vissuto. Ho avuto i risultati del test di ammissione proprio il 13 settembre, il giorno dopo il termine del mio anno in UILDM. A livello personale mi rendo conto che sono molto più aperta, disponibile. È mutato il mio punto di vista.

Rispetto a cosa?

M: Alla disabilità. Prima era un aspetto che mi lasciava indifferente, né positivo, né negativo. Non facevo caso alle barriere architettoniche. Ora quando cammino per strada le vedo. Noto per esempio le macchine che bloccano le pedane di accesso ai negozi e i marciapiedi. Insomma, vedo la mia città in maniera diversa.

A: Anche per me le cose sono cambiate. Prima ero iscritta alla facoltà di Lettere, ora anch’io frequenterò Servizio sociale. Perciò non vi libererete mai di noi!
Grazie a questa esperienza ho capito che voglio essere utile agli altri. E ho cominciato a vedere la disabilità in un altro modo, come qualcosa che può dare tanto.

Voi non conoscevate UILDM e non sapevate nulla di malattie neuromuscolari. Come è stato il primo impatto con questo mondo?

A: I primi due mesi sono di formazione teorica e fin lì è tutto facile. Le cose cambiano quando entri ufficialmente “in servizio” occupandoti dei trasporti e degli accompagnamenti, entrando a contatto con le famiglie. All’inizio non è facile perché ti rendi conto di avere davanti una persona, alla quale non ti puoi sostituire. Devi capire le esigenze, ed è lei stessa che deve chiederti che cosa puoi fare e le cose che può fare da sola, perché l’obiettivo finale del nostro lavoro è il raggiungimento dell’autonomia personale. Poi piano piano ti abitui, le cose inevitabilmente cambiano perché si instaura un rapporto di amicizia.

M: All’inizio mi ponevo tante domande: “Ne sarò capace?”, e ancora “Cosa penseranno, cosa si aspetteranno da me?”, “E se qualcuno si sente male io che faccio?”. A farmi superare tutti i dubbi è stato il clima familiare che si è creato tra noi, che mi ha aiutato a essere completamente me stessa e a dare la miglior parte di me.

Cosa direste ad un giovane che sta pensando di fare il Servizio Civile?

M: L’anno di Servizio Civile è un anno che ti dà tanto, che ti aiuta a crescere e cambiare punto di vista. Mi sono sentita proprio a casa. Molto spesso finito il mio turno di servizio rimanevo di più perché mi sentivo bene, mi sentivo me stessa. Paradossalmente, il Servizio Civile è qualcosa che fa bene più a te che agli altri.

A: Più che un consiglio, è un augurio quello che ti voglio rivolgere. Ti auguro di provare un’esperienza così forte.

Ma parliamo del futuro. Un nuovo corso di studi, nuove esperienze…e UILDM?

M e A: [ridono] Siamo state noi a volerci incastrare in qualcos’altro perché abbiamo detto “ma adesso è tutto finito?”.

M: Abbiamo già degli impegni programmati…

A: …anche perché i prossimi volontari di Servizio Civile arriveranno tra qualche mese. Ci siamo messe a disposizione per seguire le attività della Sezione, soprattutto per far continuare il gruppo giovani che è la cosa più importante.

Com’è lavorare insieme tra persone con e senza disabilità?

M: La risposta sembra quasi scontata…non ci sono differenze!

A: Non ci fai caso.

Un episodio che vi viene in mente?

A: Le due gite del gruppo giovani, una Foligno e l’altra a Sabaudia. C’erano persone che non avevano mai fatto il bagno in mare e ci sono riuscite. In quelle uscite non c’erano più volontari, responsabili o utenti. Eravamo tutti una grande famiglia.

Secondo voi il volontariato può cambiare il volto del luogo in cui viviamo?

M: Noi nel nostro piccolo cerchiamo di cambiare qualcosa, ma servono persone.

A: Non appena entri in UILDM ti rendi conto che l’associazione emana una certa energia e ci prova a cambiare il mondo in cui viviamo, ma è una bella lotta.

Dare mi dà. Cosa significa per voi?

A: Ad inizio dell’anno di Servizio Civile la mia aspettativa era quella di dare tanto e di ricevere in cambio. Alla fine di quest’anno ho capito che, nonostante io abbia dato il massimo, ho ricevuto molto di più.

M: Questa domanda mi mette in difficoltà…Dare: io mi sono messa sempre in gioco e spero di aver dato tutto quello che potevo dare. Non so cosa è arrivato a chi mi è stato accanto. So cosa è ritornato a me: mi ha dato una nuova sicurezza, positività, il che può sembrare strano visto l’ambiente. È stato come fare un salto, scavalcare un muro ed essere più positiva, ottimista, avere nuove consapevolezze, conoscere una parte di me che prima non conoscevo. Essere migliore insomma.

(a. p.)

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Ritratto di uildmcomunicazione

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