Quando il disabile “disturba”: la storia di Nicoletta

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Un cane guida per non vedenti Un cane guida per non vedenti

La vicenda ha fatto discutere, suscitando indignazione e anche un giustificato scalpore. La storia capitata a Nicoletta Ditadi, non vedente che lavora al centralino dell’ospedale di Mirano, è sconcertante. Soprattutto perchè accaduta nell’anno di grazia 2013. La sua odissea inizia in rete. Sul sito web del noto gruppo d’acquisto “Groupon” Nicoletta decide insieme al marito di prenotare una vacanza al Monaco Sport Hotel di S. Stefano di Cadore, nel bellunese. L’offerta è di quelle da non perdere: tre giorni in una delle vallate più belle delle Dolomiti, che Nicoletta non può vedere, ma apprezzare in tutta la loro pace e tranquillità.

Prima ancora di scegliere la data del soggiorno la donna prenota, poi contatta telefonicamente l’albergo per comunicare le proprie esigenze. «Volevo spiegare che, in quanto non vedente, ero accompagnata da un cane guida». L’amico a quattro zampe è Lara, un cane di razza Labrador che accompagna Nicoletta in tutte le operazioni della sua normale quotidianità. I due sono ormai una cosa sola, una di quelle belle storie di amicizia e fedeltà che strappano soltanto ammirazione e solidarietà.

Al di là della cornetta però, la comprensione non è quella sperata: a Nicoletta viene comunicato che a causa della presenza del cane dovrà pagare una sovrattassa di 9 euro al giorno. «Sono rimasta stupita» spiega Nicoletta. «Mio marito ha voluto capire, ha richiamato l’albergo e ha chiesto di parlare col direttore. Siamo riusciti a sentirlo solo dopo molte insistenze». Il direttore conferma alla coppia la regola del Monaco Sport: col cane al seguito è richiesta una maggiorazione del prezzo per le spese straordinarie di pulizia in camera.

Questa sarebbe già un’iniziativa poco simpatica, anche se purtroppo la legge la consente e il Monaco Sport non è l’unico albergo a praticarla. Ma non è tutto: «Ci è stato anche confermato che se avessimo voluto usufruire del servizio di ristorazione, essendo compresa nell’offerta anche la prima colazione, saremmo stati collocati in una saletta a parte, perché la presenza di Lara poteva non essere gradita agli altri ospiti». E qui entriamo veramente nel campo della negazione dei diritti e della più becera discriminazione.

A nulla valgono le proteste del marito di Nicoletta, che sottolinea come la presenza del cane debba essere accettata senza riserve, in quanto garantita dalla legge (la n. 37 del 14.02.1974, modificata dalla Legge n. 60 08.02.2006 e successive modificazioni, N.d.R.), pena il pagamento di una penale. I responsabili dell’albergo rispondono che pagheranno senza problemi la penale e riattaccano il telefono.

Nicoletta confessa: «Mi sono sentita un’appestata». Non le resta che disdire la prenotazione in quella struttura assai poco invitante e fortunatamente non perdendo la somma versata, grazie al diritto di recesso. Ma non si dà per vinta. Il giorno seguente, San Silvestro, Nicoletta si reca col marito dai carabinieri di Mirano e sporge denuncia.

Magicamente, pochi giorni dopo la donna riceve una telefonata dal direttore dell’hotel: «Mi ha chiesto scusa e mi ha offerto un soggiorno gratis in cambio del ritiro della denuncia. Posso anche ritirarla, ma non andrò mai in quell’albergo».

A questo punto sono però in molti a chiederle di non mollare… sul web continuano ad arrivare messaggi di solidarietà a commento della sua storia e anche l’Uici, l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, è dalla sua parte. In tanti chiedono di non ritirare la denuncia, per portare avanti quella che ritengono una battaglia di civiltà. Nicoletta per ora non ci pensa, a meno che, insieme alle scuse, non arrivi anche una ricevuta di avvenuta donazione all’ente morale della Brianza dove è stata addestrata Lara.

E ribadisce anche di non aver alcun interesse a portare avanti una battaglia solo per se stessa, chiarendo meglio l’idea lanciata: «L’associazione lavora solo grazie alla generosità di tanti volontari, ha necessità di soldi per comperare altri cuccioli da addestrare e le richieste sono sempre tante. Soprattutto permetterebbe ad altri non vedenti come me di non dover aspettare due anni prima di poter avere una guida».

L’onlus di Limbiate, vicino a Milano, è una delle poche in Italia a occuparsi dell’addestramento dei cosiddetti puppy-walker, i cuccioli che accompagneranno i ciechi che ne fanno richiesta. E per poterne avere uno l’attesa può appunto arrivare anche fino a due anni; poi al non vedente è richiesta una settimana di soggiorno nella struttura a carico della onlus, che si sostiene con donazioni e volontariato. Un’esperienza che Nicoletta ha vissuto lo scorso agosto, tornando dal corso con la sua affettuosissima Lara. «Quella settimana di formazione è stata un’esperienza importante», afferma Nicoletta, «è lì, tra l’altro, che mi hanno avvertito che avrei incontrato delle ostilità».

Già, ostilità che spesso vengono giustificate, come visto anche in questa vicenda, dal presunto “disturbo” arrecato dal disabile nei confronti degli altri, clienti o generici cittadini che siano. Ma a essere disturbate da certi comportamenti, in casi come questo, dovrebbero essere soltanto le coscienze di tutti…

Riccardo Rutigliano

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Margaret

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