Riforma del Terzo Settore: cosa cambia per UILDM

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a cura di Barbara Pianca

Servizio civile universale, 5perMille, deducibilità delle donazioni liberali, imprese sociali e Registro unico del Terzo settore. Sono tante le novità che dal 2018 e soprattutto dal 2019 ridipingeranno il quadro del mondo del non profit italiano grazie alla riforma che sta prendendo concretezza. Ne parliamo con l'esperto di legislazione del Terzo settore Carlo Mazzini.

La Camera ha approvato nei mesi scorsi in via definitiva i decreti sul 5perMille, il Servizio civile universale, l'impresa sociale e il Codice del Terzo settore: quest’ultimo consta di 104 articoli con cui il mondo del non profit trova una disciplina auspicabilmente completa. La Riforma del Terzo settore è dunque avviata e nei prossimi due anni prenderà definizione a suon di decreti attuativi, traghettando l'attuale scenario verso quello, presumibilmente più ordinato, che dal 2019 verrà dipinto dal Registro unico del Terzo settore, dove si iscriveranno gli enti non profit che con né questo nome, né con il nome di Onlus, esisteranno più. Ci saranno solo gli ETS, Enti di Terzo settore. Si tratta di un passaggio epocale e complesso, nel quale soprattutto oggi, quando molti aspetti sono ancora in via di definizione, è difficile orientarsi. Per questo DM si è rivolto all'esperto di legislazione degli enti non profit Carlo Mazzini, per porgli dieci domande che aiutino i lettori e i soci UILDM a prendere familiarità con le nuove unità di misura dentro cui anche UILDM si troverà presto a muoversi.

1) Cosa succede ai soci UILDM con la Riforma del Terzo settore?

I loro diritti vengono maggiormente assicurati da questo nuovo complesso di norme.

2) Come?

Cominciamo dal Servizio civile universale, importantissimo per UILDM, che viene rafforzato. Il dono, i soldi e il tempo sono il fondamento del patto sociale tra chi sta bene e chi ha una difficoltà. L'art. 3 del Codice del Terzo settore affronta il tema della solidarietà, spiega che le persone stanno insieme per interessi comuni ed entra nel merito delle questioni organizzative di un ente non profit che d'ora in poi si chiamerà ETS, Ente di Terzo settore.

3) Ci sono anche altri benefici per un'organizzazione come UILDM?

 Viene rafforzata la legislazione sulla deducibilità delle donazioni liberali. L'appoggio che cittadini possono dare alle organizzazioni viene valorizzato sia attraverso le erogazioni liberali normali che con quelle legate all'utilizzo e alla ristrutturazione di un immobile pubblico inutilizzato, che può venire preso in gestione da un ente non profit che può indire una raccolta fondi specialistica a questo scopo (social bonus art. 82).

4) C'è anche un interessante discorso sulla trasparenza.

Sì. Attraverso il Registro unico degli Enti del Terzo settore, dove verranno pubblicati i bilanci ma anche norme per controlli più penetranti per gli enti, si cercherà di aiutare quelli registrati a essere trasparenti. Sarà sempre più palese chi ne fa parte, chi prende le decisioni e come avviene l'amministrazione sociale.

5) Anche la raccolta fondi è maggiormente regolamentata, come?

La normativa fornisce una definizione della raccolta fondi e stabilisce che si tratta di un diritto degli ETS. Inoltre, fornisce agli enti degli strumenti per intraprendere attività commerciali, come una riduzione d'imposta anche quando vendono beni o servizi a non soci.

6) Quindi gli ETS entrano nel mondo commerciale.

La novità più grande è che un ETS che avesse, secondo determinati indici, un'attività commerciale come attività principale, rimarrebbe ETS pur diventando ente commerciale. Ovviamente perderebbe alcuni benefici fiscali, ma rimarrebbe un ente non profit.

7) Cos'è invece l'impresa sociale?

Una nuova forma di imprenditorialità legata ai fini sociali: è un ente 'low profit', che può dividersi gli utili ma solo in minima parte. Per inquadrarla sono stati messi a punto una serie di meccanismi di sterilizzazione della fiscalità che potrebbero in effetti portare avanti quella parte non solo commerciale ma anche produttiva del mondo non profit, che non aspetta la gentile offerta del cittadino ma offre e vende in modo continuativo, e quindi fa profitto rispetto a determinati beni o servizi. Attualmente ci sono poche imprese sociali perché la legge che c'era non ha funzionato.

8) Qualche esempio di impresa sociale?

Ad esempio un'impresa che costruisce e vende ausili per la disabilità motoria. Deve stare in piedi da sola e non grazie alle donazioni, agisce nel mercato ma a un prezzo calmierato e garantendo la qualità. Si tratta di enti che hanno a cuore la questione che trattano perché fanno parte di quel mondo, rendendo così compatibili il fatto di fare profitto e quello di essere utile. Oggi l'interesse di chi investe prevale rispetto all'obiettivo di proporre prodotti di buona qualità. La normativa che regola la nuova impresa sociale è certo ancora perfettibile ma la sua intenzione è interessante.

9) Al 5perMille invece cosa succede?

Già il governo Renzi lo aveva stabilizzato a un tetto più alto, pari a 500 milioni. L'unica novità, che però andrà a regime nel 2019, è che trascorrerà meno tempo tra la scelta del cittadino e l'incasso reale delle somme. C'è anche una disposizione, ancora non definitiva, che secondo me è sbagliata. Si intenderà cioè non dare la parte del 5perMille di chi firma senza inserire il codice fiscale (inoptato) alle organizzazioni che già ricevono somme ingenti, preferendo invece le organizzazioni più piccole. Abbiamo fatto una simulazione dove emerge che questa operazione toglierebbe cifre significative ai maggiori enti, come ad esempio quelli di ricerca scientifica tipo Telethon, dirottandole verso un numero troppo elevato di organizzazioni estremamente piccole e di minor impatto sociale. Queste ultime riceverebbero circa mille euro a testa: come ricevere la carità! È una soluzione che frammenta troppo le risorse senza dare beneficio di fatto a nessuno.

10) Cosa accadrà nel 2018?

Per le Onlus e qualche altra associazione entra in vigore dal primo gennaio la nuova disciplina sulla deducibilità delle donazioni liberali. Inoltre, nel corso dell'anno suggerisco alle organizzazioni di prepararsi a pensare a cosa vorranno essere nel 2019, rispetto ad esempio a come sfruttare le nuove possibilità commerciali.

Ritratto di uildmcomunicazione

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