Sammy Basso: il miglior modo per esserci

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Da Papa Francesco al regista James Cameron, dal palcoscenico di Sanremo a National Geographic: sono davvero poche le persone che ancora non conoscono Sammy Basso. 22 anni e un curriculum di esperienze preziose, Sammy è un vulcano di iniziative, energia e positività. La sua compagna di vita è la Progeria, una patologia genetica rarissima caratterizzata dalla comparsa di un invecchiamento precoce.

Cosa stai facendo in questo momento?
«Sto frequentando il corso di laurea in Scienze naturali con indirizzo Biologico molecolare. In questo periodo le mie giornate si alternano tra laboratorio e libri».

Hai solo 22 anni, ma le esperienza che hai fatto sono davvero molte. Raccontaci le più significative
«Se la Progeria fisicamente toglie molto, dall’altra mi ha permesso di fare delle esperienze che altri miei coetanei non hanno mai fatto. Nei numerosi incontri ho conosciuto medici, ricercatori e persone che, pur non sapendo nulla della malattia, si sono avvicinate a me e all’associazione dimostrando disponibilità e interesse. Scuramente tra I vari episodi, la telefonata da parte di Papa Francesco è stata tra le esperienze più sorprendenti e inaspettate».

Com’è nato il documentario “Il viaggio di Sammy”?
«Per caso! Durante un’intervista era emerso che uno dei miei sogni era quello di attraversare la Route 66. Mi ha contattato National Geographic, che mi ha permesso di fare questo viaggio fantastico in cui ho visitato posti meravigliosi. Ho incontrato le comunità afroamericane, gli Amish, i Navaho, ho conosciuto il creatore de “I Simpson” e il regista James Cameron. Il documentario “Il viaggio di Sammy” è stato un successone, infatti subito dopo è arrivata la proposta di raccontarlo in un libro».

Cos’è per te la vita?
«La vita è un dono e come tale va rispettato e accolto. Un regalo che è arrivato non per meriti, tantomeno per colpe e che prima o poi tutti dovremo restituire. La vita è un mezzo per esprimerci: noi non decidiamo cosa ci succederà, ma possiamo decidere come vivere.  Nella nostra esistenza abbiamo la possibilità di fare tante cose meravigliose, di vivere fino in fondo. Sono convinto che molto spesso la felicità sia una scelta».

Il tuo sogno più grande?
«Per ora la laurea, che però è sempre un mezzo e non un fine. La scienza e la ricerca mi hanno affascinato e appassionato da sempre, perché ci danno la possibilità di svelare molti misteri. La scorsa estate ho partecipato a uno stage in Spagna e ho capito che è la mia strada: vorrei dare il mio contributo alla Scienza. Ovviamente il fine sarebbe quello di aiutare le persone che cercano delle risposte».

Sei un vulcano di energia e positività. Quanto ha contribuito la tua famiglia in questo percorso?
«Credo di essere così per mia natura. Sicuramente la mia famiglia ha dato un contribuito fondamentale creando un ambiente positivo intorno a me. Loro mi hanno dato l’esempio che se le cose non possono essere fatte in un modo, ce ne può essere sicuramente un altro. I miei genitori mi hanno insegnato a mettere in moto la volontà e le mie risorse, a non lasciare nulla in sospeso».

In questi anni sei diventato un punto di riferimento per migliaia di persone…
«È un aspetto che devo ancora realizzare. Sicuramente non mi sento la persona più adatta a dare consigli e nemmeno un esempio. Vivo semplicemente come mi sembra più giusto, anche sbagliando. Essendo molto conosciuto a livello mediatico si ha una responsabilità in più: spero chi mi legge e chi mi ascolta lo faccia sempre con le dovute cautele, cogliendo il buono che ci può essere in quel momento. Siamo tutti diversi, ognuno di noi ha qualcosa di positivo da offrire e una diversa sensibilità».

Com’è nata L’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso?
«Nel 2005 i miei genitori, a seguito della mia continua domanda: “Perché nessuno parla della mia malattia?”, hanno risposto fondando l’associazione. L’A.I.Pr.Sa.B. è stata costituita per dare risposte concrete a chi è colpito da questa malattia rarissima e raccogliere fondi da destinare alla ricerca. È stata un’esperienza incredibile totalizzante. Il nostro scopo è fare in modo che la Progeria sia conosciuta in modo più diffuso. I medici stessi spesso rimanevano sul vago non sapendo quasi niente di questa patologia. È stato creato quindi un network sulle laminopatie di cui fanno parte medici, ricercatori, specialisti, studiosi, pazienti e famiglie. Come associazione stiamo organizzando diverse attività dei come musical (in cui la compagnia mi ha chiesto di partecipare come attore) e degli incontri di sensibilizzazione. In Italia siamo quattro pazienti affetti da questa patologia, nel mondo intorno ai 130. Per i controlli e le terapie facciamo riferimento a un grosso centro di ricerca in America che ha sperimentato i primi trial, anche se adesso la ricerca è molto arriva anche in Francia, Spagna e Italia. È nata inoltre una bella collaborazione con l’associazione Americana».

Un saluto e un messaggio ai nostri lettori…
«Il mio messaggio è quello di vivere pienamente, perché il nostro tempo è limitato. Vivere il qui e l’ora e agire è il miglior modo per esserci».

(v. b.)

Ritratto di uildmcomunicazione

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