Quando A Mangiare Sono Le Emozioni

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cibo e emozioni

di Anna Mannara Farmacista e Biologa Nutrizionista Direttore Editoriale di DM

 

Che relazione esiste tra cibo ed emozioni e perché queste ultime, spesso, possono compromettere in modo negativo le nostre scelte alimentari?

Il cibo ha una funzione biologica essenziale per l’organismo, dagli alimenti ricaviamo tutto ciò che occorre per tenerci in vita: zuccheri, proteine, grassi rappresentano non solo una fonte di energia ma anche il materiale per la crescita e la riparazione dei nostri tessuti.

Nutrirsi è una delle azioni più primitive dell’uomo, si pensi al bambino appena nato il cui primo istinto è quello di attaccarsi al seno della madre. Il rapporto tra il cibo e le emozioni, quindi, si instaura nelle primissime fasi della vita e rimane per tutta l’esistenza.
Mangiare non ha solo lo scopo di soddisfare un bisogno fisiologico ma è anche un’occasione d’incontro, di comunicazione, risponde a un bisogno di cura, di scambio e di affetto.

Un’alimentazione sana deve tener conto anche dell’aspetto emozionale legato al cibo, tant’è che alla base della piramide del Modello alimentare mediterraneo viene posta la convivialità, intendendo così riconoscere alla condivisione con gli altri del momento del pasto e al piacere collegato al cibo una funzione positiva, anche da un punto di vista delle ricadute sulla salute.

A volte, però, il delicato equilibrio tra cibo ed emozioni si altera e l'impulso a mangiare nasce come risposta a un’esigenza emotiva che chiederebbe invece altro tipo di nutrimento, emozionale, appunto. In questi casi la persona mangia anche quando il corpo non ne ha bisogno.

Esistono infatti una fame corporea, che si innesca quando l’organismo ha bisogno di nutrienti, e una fame emotiva, che si prova in presenza di rabbia, noia, stress, solitudine, tensione, fatica, ansia o depressione. In questi casi il cibo viene scambiato per un “farmaco” con cui placare emozioni sgradevoli, ottenere una gratificazione negata in ambito affettivo o lavorativo, combattere una delusione o un dolore, colmare un vuoto emotivo.

Mangiare è una delle soluzioni più facili per procurarsi le emozioni positive, è facilmente accessibile e sempre disponibile ma è chiaro che questo approccio inappropriato con il cibo può pericolosamente sfociare in un aumento di peso, che a sua volta genera sia senso di colpa che la rinuncia a cercare altre forme di gratificazione. Le emozioni spiacevoli che sorgono finiscono a loro volta con il rafforzare lo stimolo a mangiare, e così si cade in un distruttivo circolo vizioso.

 

Ma perché quando ci assale quella fame irrefrenabile ricerchiamo proprio gli alimenti che più attentano alla nostra linea come carboidrati e dolci?

Un motivo c'è: sono gli alimenti più direttamente connessi al circuito del piacere. I carboidrati stimolano il cervello a produrre la serotonina, conosciuta come “l’ormone della felicità”, che genera un’immediata sensazione di buon umore. Da ciò si evince che non solo le emozioni possono influenzare le nostre abitudini alimentari ma, anche, che gli alimenti hanno delle ricadute sul nostro stato emotivo. Un pasto ricco di grassi, per esempio, ci fa sentire assonnati e irascibili.

Un approccio sano al cibo prevede, dunque, la cura del proprio equilibrio interiore che ci renderà capaci di scegliere alimenti salutari. Allo stesso tempo, un’alimentazione sana e consapevole ci aiuterà a riequilibrare il nostro assetto ormonale, rafforzando la sensazione di benessere psico-fisico.

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