La voglia di crederci sempre

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Il progetto "PLUS: per un lavoro utile e sociale" è un contenitore di storie e di incontri. Quelle di persone che ci mettono cuore e testa per mostrare che l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità è possibile. Come la storia di Grazia Sposito, 31 anni, di Marcianise in provincia di Caserta.

 

Chi sei?
Sono Grazia, una donna di 31 anni cresciuta un po’ in fretta. Quando sono nata alcuni giri di cordone ombelicale hanno impedito all’ossigeno di arrivare al cervello. Quella mancanza di respiro nei primi due minuti di vita ha provocato la morte di alcune cellule del sistema nervoso centrale, quelle che controllano i movimenti, ma mi ha insegnato ad andare avanti tra mille difficoltà.
Mi sono diplomata in Tecnico della gestione aziendale, e fin dai banchi di scuola coltivo la mia più grande passione, la scrittura. L’amore per questo mondo è nato un po’ per gioco, come il primo ragazzino che ci fa battere il cuore. Circa tre anni fa ho coronato uno dei sogni più grandi, pubblicando il mio primo libro “L’urlo dell’anima” con Guida Editori.
Le esperienze lavorative non riempiono molte righe del mio curriculum, ma ci sono. Nell’ultimo periodo sto dando il mio contributo a Fondazione Casamore, curando i loro social. La Fondazione sostiene le famiglie con bambini e giovani adulti che presentano malattie genetiche e/o disturbi del neurosviluppo.

 

Che tipo di attività stai svolgendo con il progetto PLUS?
Mi occupo dell’ambito amministrativo nell’ufficio dei servizi sociali del Comune di Marcianise, in provincia di Caserta.

 

Quali competenze hai acquisito o approfondito?
Ho approfondito le mie conoscenze informatiche e ho iniziato a fare i miei primi click nella protocollazione dei documenti con il protocollo informatico.

 

Come è stato l’inserimento nell’ambiente di lavoro?
Ho trovato un clima formidabile fin dal primo giorno, ho subito legato con gli addetti dell’ufficio che hanno visto oltre le mie difficoltà. Sono stata fortunata a incontrare delle fantastiche tutor, disponibili e molto preparate, sia in questa seconda fase del progetto che nelle ore formazione in aula.

 

Che cosa ti ha dato finora il progetto PLUS?
Nuove speranze, sogni e voglia di crederci sempre. Ma anche la conoscenza di persone favolose, costruendo giorno dopo giorno una fiducia reciproca. Solo chi va oltre il pregiudizio può cambiare la percezione delle persone con disabilità rendendole parte attiva di una società sempre più inclusiva.

 

Provieni dal mondo del volontariato. Credi che queste esperienze aggiungano valore alle competenze professionali che hai acquisito negli anni?
Si, penso che ogni esperienza sia un tassello importante del nostro puzzle di vita. Da ogni persona, da ogni situazione impari sempre qualcosa che ti arricchisce dentro; a volte c’è bisogno solo di fermarsi un po’ per capire quanto si è fortunati.

 

Come vedi il tuo futuro professionale? Quali speranze coltivi?
Ho sempre un po’ paura quando si parla di futuro, ma stavolta voglio immaginare quello professionale pieni di colori, con il suono della sveglia che tutte le mattine mi ricorda gli impegni della giornata. In futuro mi piacerebbe lavorare all’interno di un ufficio, senza tralasciare la mia passione per la scrittura.

 

Hai scritto: «Una società in cui ognuno abbia a disposizione i giusti strumenti per poter fare della vita ciò che vuole, costruendosi il futuro che desidera e vivendo la propria quotidianità liberamente, senza alcun impedimento». A che punto siamo in Italia?
Secondo me siamo finalmente a un bel punto di partenza, anche in Italia. Ma non bisogna accendere solo i motori e fermarsi alla prima curva, o al primo ostacolo; c’è bisogno di combattere affinché tutti possano vivere liberamente i propri sogni e le proprie ambizioni fin da bambini, anche quando c’è una disabilità.

 

Cosa si potrebbe ancora fare?
L’integrazione lavorativa di persone con disabilità deve necessariamente essere accompagnata da una metodologia di intervento mirata che favorisca l’incontro tra contesto lavorativo e la persona, facendo in modo che non si senta sola, ma integrata in qualsiasi contesto sociale.

(ap)

Ritratto di uildmcomunicazione

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