Hanno mille sfumature, le vite delle donne di cui abbiamo raccontato negli anni, donne in cui la disabilità rappresenta uno degli aspetti di esistenze complesse, sfaccettate, ricche di colori. Donne alle prese con la ricerca di un lavoro, con il desiderio di maternità, donne che viaggiano, che si battono per un mondo migliore.
Da oltre vent’anni il Gruppo donne UILDM racconta queste storie per restituire alle nostre vite tutta la complessità che meritano, andando oltre allo stigma della disabilità per vincere quella invisibilità a cui troppo spesso siamo ingiustamente e doppiamente relegate. Eccone alcune per l'8 marzo.
Marta
Ci piace pensare che aver raccontato il viaggio di Marta Osti, che nel 2015 assieme al suo amico Francesco ha percorso 300 km a piedi per fare il Cammino di Santiago de Compostela, sia un modo per parlare di libertà e sfide, come lei stessa ha detto: «per me la vera libertà è riuscire ad affidarmi alle persone senza paura perché è attraverso gli altri che posso essere libera. Nulla è facile, ma il coraggio più di ogni altra cosa mi rende libera». In questo modo, condividendo la sua esperienza, speriamo che altre donne, altre persone con disabilità possano pensare che è possibile, che ci si può mettere alla prova insieme alla persona giusta. Perché poi in fondo, sempre per usare le parole di Marta: «a volte è bello spingersi oltre e la cosa più importante in assoluto è la forza di volontà e l'equilibrio interiore».
Valentina
Ma la vita quotidiana è fatta anche di altre sfide, come quelle della ricerca di un lavoro e tra le tante storie che abbiamo raccontato, quella di Valentina Boscolo, ci ricorda che occorre: «rivendicare il più fondamentale dei diritti: quello alla dignità». Attraverso la ricerca del lavoro si può mettere in pratica tutto l’insieme delle competenze acquisite, ci si sfida, si rompono quelle barriere fatte di tabù che vedono le persone con disabilità come improduttive o difficili da collocare. Valentina ci ha raccontato la sua storia non sempre in discesa, in cui ha tenuto duro senza perdere la forza di volontà, come fanno anche molti ragazzi e ragazze della sua età, ricordandoci che: «sta a noi cittadini con disabilità, far brillare le nostre doti e non abbassare la testa, anche se ci viene detto che non valiamo abbastanza».
Chiara ed Elena
Tra le storie di donne che abbiamo raccontato, una in particolare è come un caleidoscopio che racchiude in sé davvero molto e merita di essere letta e approfondita. Si tratta dell’intervista dedicata alle sorelle Maria Chiara ed Elena Paolini, creatrici del blog Witty Wheels (consultabile anche via Facebook), un giacimento dal punto di vista della “disability culture”, ovvero la cultura della disabilità raccontata non dal punto di vista strettamente tecnico ma a partire dalla vita quotidiana. Se in Italia si parla sempre più spesso di temi come l’abilismo, l’inspiration porn o il diritto alla vita indipendente esercitato a partire dalla autodeterminazione lo dobbiamo a loro, che attraverso i loro canali di comunicazione diffondono la giusta cultura della disabilità perché, per citare le parole di Maria Chiara: «pensiamo che in un paese come l'Italia i cosiddetti “normodotati” abbiano un gran bisogno di confrontarsi con punti di vista “inediti” e far cadere i propri pregiudizi, e i disabili di cominciare a darsi da fare più concretamente per i propri diritti». Secondo Elena: «in Italia non c'è ancora una “disability culture” vera e propria, le forme di associazione dei disabili sono principalmente i gruppi di raccolta fondi per le diverse patologie, mentre io credo sia importante focalizzarsi sulla componente sociale della disabilità, oltre che su quella medica. Internet è un mezzo potente – e, cosa molto importante, privo delle barriere architettoniche che hanno relegato i disabili alla subalternità. Può unire le persone e diventare un veicolo di riscatto sociale».
Mira
Ma a noi del Gruppo donne è sempre piaciuto parlare anche d’amore, forse uno dei tabù più grandi per le persone con disabilità, ancora troppo relegate dalla società al ruolo di soggetti asessuati e perennemente fragili, incapaci di essere protagonisti attivi di una relazione. Con le esperienze che abbiamo raccontato abbiamo cercato di esplorare il mondo dei sentimenti, ad esempio attraverso lo scoppiettante e bellissimo racconto di Mira Budafoki che attraverso la metafora delle montagne russe dell’amore ci ricorda come: «la montagna russa della vita romantica (oppure a volte meno romantica) di ognuno di noi è diversa. Ci sono i tratti lunghi e noiosi, ci sono quelli pazzeschi, assurdi, spaventosi, bellissimi, ma sono fatti per insegnarci qualcosa ed importa poco come entriamo nella carrozza del treno: camminando o su una carrozzina». Il suo racconto brillante e ironico ci ha mostrato col sorriso come i problemi pratici di una relazione per una donna con disabilità si possono affrontare a partire da una buona dose di autostima, sorrisi e il superamento di quei blocchi psicologici frutto dei tabù, nostri e degli altri. Il suo resta uno dei racconti più belli e divertenti che abbiamo ospitato. Uno di quelli da leggere a cadenza periodica per ricordarsi che «Si può fare!», per citare Mel Brooks.
Sonia
Altroché se si può fare, si può creare anche una famiglia, come ci ha raccontato Sonia Veres alcuni anni fa, quando è nata la sua piccola Leila, frutto dell’amore con suo marito Francesco. Sonia ci ha raccontato la complessità della maternità per una donna con disabilità, in cui la carenza di aiuti e sostegni legati alla doppia condizione di madre e donna disabile dipendono anche dal fatto, per citare le sue parole, che: «in Italia, le madri con disabilità fisica grave sono in netta minoranza rispetto ai padri nella medesima situazione: questo per molteplici ragioni culturali, psicologiche o emotive, ma soprattutto per una tutela inesistente da parte della nostra legislazione in merito». C’è ancora molto da fare per diffondere una vera cultura della maternità nella disabilità, che parta sia dall’aspetto della assistenza ginecologica e medica, sia da quello della assistenza domiciliare per sostenere le donne con disabilità che scelgono di diventare madri, i loro compagni e i loro figli e figlie. Sonia nella sua intervista ha sottolineato come: «molte donne con disabilità che vivono in altre zone (d’Italia), probabilmente non sanno a chi rivolgersi nelle vicinanze o non ricevono le cure adeguate per mancata preparazione e informazione dei medici e del personale sanitario stesso. È importante fare rete a livello nazionale e, laddove c’è un buon modello assistenziale, replicarlo il più possibile».
A guardarle così, tutte queste storie di donne, sembrerebbe quasi che i problemi non esistano, che sia semplice vivere nella doppia condizione di donne e persone con disabilità. Sappiamo bene che non è così, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle attraverso la discriminazione strisciante, le frasi fatte, la mancanza di servizi adeguati, l’esclusione più o meno visibile, talvolta la violenza, quella psicologica o anche fisica. Lo viviamo ogni giorno il peso ma abbiamo scelto, ventidue anni fa quando abbiamo dato vita al Gruppo donne, di illuminare le nostre vite, le nostre quotidianità fatte di sconfitte e vittorie. Illuminarle con la forza della sorellanza, unendoci, raccontandoci e facendoci vedere. Alzando la voce sui nostri diritti, sui nostri sogni. E a distanza di ventidue anni siamo ancora piene di voglia di raccontare e raccontarci, tenendoci per mano.
(Francesca Arcadu)
Donne con disabilità: la cassetta degli attrezzi
Il concetto di disabilità declinato al femminile è in continua evoluzione. Tanta strada è stata fatta, ma si può fare ancora molto in sia in termini di visione della donna che della persona con disabilità.
Se le donne di cui abbiamo parlato hanno raggiunto traguardi importanti per le loro vite è perché in questi anni abbiamo a disposizione degli strumenti validi che ci aiutano a far sentire la voce di tutte le donne con disabilità.
Vi presentiamo una piccola cassetta degli attrezzi con strumenti utili per conoscere questo mondo.
- Secondo Manifesto sui diritti delle donne e delle ragazze con disabilità nell’Unione Europea - Uno strumento per operatori e politici (versione in lingua italiana, traduzione del 2017, in formato pdf)
- Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (versione in lingua italiana nella quale sono state evidenziate le parti che riguardano le donne con disabilità, 2006)
- Violenza e Multidiscriminazione sulla Donna con Disabilità, un quaderno realizzato nel 2018 dal Gruppo donne UILDM in collaborazione con l’associazione “Rete Donna” e con l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Cornaredo (Milano).
Il sito del Gruppo donne inoltre offre una vasta gamma di materiali e approfondimenti su varie tematiche per conoscere e comprendere l'universo della disabilità al femminile.