Yaska è una donna di 31 anni con schizofrenia residente a Firenze. Dal 4 agosto 2015 è stata sottratta alla famiglia, istituzionalizzata e sottoposta ad interdizione e il 9 aprile 2019 è stata costretta ad abortire nonostante avesse manifestato la volontà di proseguire la gravidanza.
L’Associazione Diritti alla Follia, che segue il caso, sta organizzando per mercoledì 23 marzo 2022 un presidio – il quarto – davanti al Tribunale di Firenze per denunciare la sistematica violazione dei diritti umani a cui la donna è esposta sia a causa della sua disabilità, sia a causa del suo genere.
Dell’accaduto hanno parlato in questi anni alcuni giornali e programmi TV. La sua vicenda così grave e complessa mette in evidenza come i diritti delle persone con disabilità in termini di autodeterminazione della persona, presenti nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, molto spesso non vengano rispettati.
L’articolo 12 della Convenzione, in materia di Uguale riconoscimento dinanzi alla legge, riconosce a tutte le persone con disabilità, indipendentemente dal tipo o dal grado di disabilità, il diritto inalienabile di godere della capacità legale su base di uguaglianza con gli altri.
Questo vuol dire che qualunque sia il tipo di disabilità – pertanto anche in presenza di disabilità intellettive e psichiatriche –, è sempre fondamentale mette in atto tutte le misure necessarie e utili a consentire alla persona di esprimere tale capacità, permettendo la persona di manifestare la propria volontà e i propri desideri riguardo a tutti gli aspetti della propria vita, e dunque di autodeterminarsi. Questo vale per tutti gli ambiti della vita, comprese le scelte in materia di salute sessuale e riproduttiva. Pertanto si configurano come violazioni dei diritti umani sia i tentativi di impedire/inibire l’espressione della sessualità, sia i trattamenti sanitari – come l’interruzione di gravidanza e la sterilizzazione – messi in atto senza il consenso libero e informato della persona interessata. Queste violazioni dei diritti umani si configurano come forme di violenza, che colpiscono in maniera particolare le donne con disabilità che hanno meno possibilità di tutelarsi.
«Esprimo a nome di UILDM e del Gruppo Donne - dichiara Anna Mannara, consigliere nazionale UILDM con delega al Gruppo Donne - vicinanza a Yaska e alla sua famiglia. Questa storia ci dà la misura di quanto siamo ancora lontani dal guardare alla persona con disabilità senza quel muro di pregiudizio e di categorizzazione, nonostante i progressi degli ultimi 20 anni a livello legislativo che ci hanno garantito, almeno sulla carta, quei diritti per i quali ci siamo battuti.
Il Gruppo Donne UILDM da molti anni si impegna a diffondere una riflessione legata ai temi della sessualità e maternità, alla libertà di vivere pienamente la propria femminilità e al diritto ad autodeterminarsi della persona con disabilità. Sono temi su cui ci siamo già esposte e continueremo a farlo, dove possibile in rete anche con altre associazioni perché siamo convinte che si tratti di questioni trasversali al mondo della disabilità, che non riguardano solo le donne con disabilità motoria. Come UILDM e come Gruppo Donne condanniamo questo episodio, chiediamo che le Istituzioni facciano il possibile per porre fine alla segregazione di Yaska e perché fatti come questo non capitino più.»