Quando parliamo di inclusione scolastica dobbiamo tenere conto di vari fattori che la favoriscono: quelli di tipo ambientale legati alla presenza o assenza di barriere architettoniche negli edifici scolastici. Inoltre esistono fattori relativi all’organizzazione e all’assegnazione delle risorse per il sostegno degli alunni con disabilità
Da questo punto di vista il D. Lgs n.66/17, Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, presenta notevoli cambiamenti nei gruppi di lavoro per l’inclusione scolastica rispetto all’art. 15 della L. 104/92.
All’art. 9 commi 4-7 si prevede che venga istituito un Gruppo per l’inclusione territoriale (GIT), composto da un dirigente tecnico o scolastico, tre dirigenti scolastici dell'ambito territoriale, da docenti per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione e uno per il secondo ciclo di istruzione, nominati con decreto dell'Ufficio Scolastico Regionale (USR). Tali Gruppi saranno attivi dal primo gennaio 2019.
I dirigenti scolastici presenteranno al GIT le proposte di quantificazione delle risorse di sostegno didattico, che le verificherà e formulerà la relativa proposta all’USR. Inoltre il GIT lavorerà con le associazioni rappresentative delle persone con disabilità, gli Enti locali e le ASL per quanto riguarda altri compiti di consultazione e programmazione delle attività nonché per il coordinamento degli interventi di competenza dei diversi livelli istituzionali sul territorio.
«Concretamente il GIT dovrà occuparsi della gestione delle risorse per il sostegno. In una realtà come quella italiana dove sono circa 234.000 gli studenti con disabilità che frequentano la scuola statale ("Fonte: MIUR -Ufficio Statistica e Studi"), ravviso il rischio che il GIT – commenta Anna Mannara, consigliera nazionale UILDM con delega ai rapporti con il MIUR - possa diventare un ulteriore livello di burocratizzazione e dilatamento dei tempi di intervento. Infatti il GIT, in quanto organo intermedio, non conosce gli studenti e i loro bisogni, né conosce il contesto scolastico di riferimento. Inoltre ritengo che debba essere fatta chiarezza sui criteri e le modalità con cui opererà e, soprattutto, quali sono i confini delle sue competenze e azioni».
Molti dubbi sull’azione del GIT vengono espressi dalle stesse famiglie. «Un altro rischio che intravedo - continua Mannara - è che proprio le famiglie vengano “disarmate” nel caso in cui non si vedano riconosciuti i propri diritti perché a quel punto non è chiaro contro chi fare ricorso».
Quali altri elementi è importante tenere presente quando parliamo di legislazione relativa all'inclusione scolastica? «A mio avviso un decreto sull’inclusione scolastica delle persone con disabilità dovrebbe altresì prevedere l’informazione e la formazione relative alla disabilità per tutti i docenti, ciò permetterebbe a ciascun insegnante di entrare in classe con piena consapevolezza e pari responsabilità verso “tutti” gli alunni», termina Anna Mannara.
(a. p.)