di Manuela Romitelli (dal DM 199)
Autrice di un romanzo autobiografico e non solo: giornalista, blogger, digital storyteller, fondatrice di un’associazione per il turismo accessibile: abbiamo intervistato la vivace Valentina Tomirotti.
Occhi magnetici che guardano dentro e lunghi capelli neri a incorniciare il suo volto: lei è Valentina Tomirotti, una donna che di certo non le manda a dire. Valentina, 37 anni, vive a Porto Mantovano (Mantova) e il suo libro “Un altro (d)anno”, edito da Mondadori a primavera di quest’anno, è solo una delle mille cose che impegnano la sua vita piena di colori, anche se lei preferisce il rosa.
La sua professione? Impiegata nel mondo della comunicazione. Valentina è nata con la displasia diastrofica, una malattia che ha impedito alle sue cartilagini di crescere. Vive il mondo sulla sedia a rotelle, ma ciò che può sembrare un ostacolo per lei diventa una nuova opportunità. È reduce da decine di presentazioni del suo libro in giro per l’Italia, dove “è filato tutto molto liscio”, ci ha detto.
Scorrendo le pagine troviamo alcune frasi della tua raccolta di #perdire: sui Social, quando ti esponi con delle considerazioni, le concludi con “#perdire”, indossi una maglia con questo hashtag e ti definisci la “mamma” dei #perdire.
I #perdire sono frasi quotidiane di tipo emotivo che scrivo sui miei canali. Portano sempre l’hashtag per avvertire il pubblico. Essendo un appuntamento, è diventata abitudine.
Hai svolto diversi lavori, ma oggi chi è Valentina e soprattutto chi vuole diventare?
Sono tornata alle origini, a quello che ho studiato, cioè il mondo della comunicazione. Scrivo sul web, non solo sul mio blog. Seguo i canali Social di alcune aziende e realtà commerciali. Il futuro? Vorrei scrivere il secondo libro e rendere l’associazione di turismo accessibile Pepitosa in carrozza una solida realtà.
“Mi hanno detto che non riesco a rispettare la mia condizione di disabile, trasformandomi in un fenomeno da baraccone”, affermi. Quali dovrebbero essere i limiti per una rispettosa condizione di disabilità?
Sarò molto telegrafica: non averne, non fare nulla contro il proprio essere ma buttarsi e combinare qualcosa, anche di estremo.
Sul tuo sito www.valentinatomirotti.it racconti le tue avventure, tra cui quelle dell’associazione Pepitosa in carrozza. Di che cosa si tratta?
Pepitosa in carrozza è un progetto enorme, molto utile per tutti. La Onlus nasce a luglio del 2019 e si pone come obiettivo il racconto della disabilità in modo itinerante, senza alimentare radici di inutili e dannosi cliché, utilizzando il viaggio e l’accessibilità come motori di una nuova forma di dialogo, di mediazione e sensibilizzazione. Il turismo accessibile è un argomento che ancora fatica a trovare un’unica “casa”. Pepitosa in carrozza vuole essere questo nel virtuale e nel reale, rispondendo al bisogno del viaggiatore in carrozzina attraverso la creazione di guide turistiche (scaricabili dai soci) che toccheranno itinerari, accoglienza, cibo, eventi e curiosità.
Tra le finalità dell’associazione c’è la creazione della figura professionale di Guida turistica del mondo della disabilità. Vogliamo raccontare un Paese attraverso le proprie eccellenze, in materia di accessibilità, e cercheremo di agire attraverso il cambiamento dei nostri comportamenti, evidenziando le barriere presenti nelle nostre città, chiedendo e coinvolgendo chi di competenza per l’abbattimento, realizzando consulenze o tavoli tematici per seminare civiltà. Il viaggio è la scenografia del progetto, si decide l’itinerario da realizzare, si coinvolgono gli attori turistici da segnalare sulla guida e si parte con il racconto attraverso i canali Social e web.
Hai realizzato un documentario su RAI 3 in cui va in scena una tua giornata tipo. Hai vissuto momenti di imbarazzo o difficoltà durante la realizzazione?
Il documentario di Rai 3 è un docufilm particolare. Cerca in cinquanta minuti di racchiudere diversi spunti di riflessioni su tematiche e tabù che legano il mondo della disabilità al mondo normale. Imbarazzo non direi, certo che recitare senza recitare è complicato e mettersi a nudo davanti a milioni di persone non è per tutti.
“Ho scelto di essere felice, non di avere ragione”, è uno dei tuoi #perdire, possiamo definirlo il tuo motto?
È un motto di vita che mi ha regalato un amico in un momento particolare della mia vita, ormai me lo sento cucito addosso.
Perché hai scelto la cantautrice italiana Malika Ayane per la prefazione?
È stata una sorpresa, Malika mi seguiva su Twitter per i #perdire e le ho chiesto se voleva tirare le corde del mio sipario.
Tra i tuoi progetti c’è la voglia di indipendenza?
Sì, andare a vivere da sola è un sogno che diventerà un progetto, non so quando andrà in porto, ci sono troppi fattori da tenere in considerazione. Speriamo nel frattempo che vengano tempi più maturi sulla legge del Dopo di noi.
Il libro ti racconta iniziando da novembre e finendo a ottobre. Qual è il mese che più ti rappresenta?
Sembra strano, ma è marzo. In quelle pagine c’è una Valentina nuova, diversa. Quella di adesso, più donna e con più sogni da conquistare.