Le mie vacanze inaccessibili

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Accanto al tanto impegno speso dalle nostre Sezioni e da altre associazioni per rendere accessibile la bellezza dell’Italia, purtroppo ci sono anche esperienze come questa, arrivata di recente agli uffici della Direzione nazionale UILDM.

Cerco le vacanze tutto l’anno e all’improvviso eccole qua…

Quante volte l’accessibilità teorica progettata su carta e l’accessibilità reale vanno d’accordo? E quanto il concetto di “accessibilità” può diventare relativo a seconda del tipo di disabilità? Alcuni mesi fa, dopo una minuziosa ricerca online, avevo contattato un albergo della Romagna per una settimana di vacanza con il mio ragazzo durante il periodo estivo. Lo staff dell’hotel mi aveva assicurato la totale assenza di barriere architettoniche in una camera appena ristrutturata con balcone vista mare. Mi avevano spiegato che molte persone con disabilità avevano soggiornato nella struttura. Non avendo particolari necessità, se non la larghezza degli spazi, mi sono fidata e ho confermato la prenotazione.

Per non trovare imprevisti, dopo ad aver spedito un bonifico con una cospicua caparra, durante una gita all’inizio dell’estate sono passata dall’albergo per monitorare la situazione. In quell’occasione non è stato possibile verificare l’accessibilità della stanza perché la camera era occupata. Il giorno dell’arrivo purtroppo ho trovato una spiacevole sorpresa che non mi avrebbe permesso di permanere nella struttura. La camera era splendida, l’arredamento e il design erano davvero curati e moderni ma:

  • Il bagno pensato per un disabile autosufficiente e non per una persona che necessita di assistenza (maniglioni e wc alto ma doccia con box gigante posizionato esattamente di fronte che impediva i passaggi assistiti dalla carrozzina);
  • Il letto di piccole dimensioni per essere un matrimoniale;
  • Il balcone nel corridoio dell’albergo, fuori dalla camera (nel preventivo era incluso e io ci contavo per tenere la carrozzina da spiaggia);
  • L’entrata accessibile alla sala da pranzo era dall’uscita di sicurezza (con totale impossibilità di accedere al buffet);
  • La spiaggia convenzionata con l’hotel non era fornita di sedia job, perché andava prenotata con largo anticipo e nessuno ci aveva avvisati.

Dopo alcune valutazioni per trovare una soluzione, abbiamo chiesto alla reception di poter visionare qualsiasi altra stanza della struttura, anche non necessariamente a norma. Essendo la settimana di ferragosto però non è stato possibile trovare alternative. Tentando l’ultima carta, ho provato a chiamare un hotel che distava 40 km da dove eravamo, in cui avevo già soggiornato lo scorso anno. In questo albergo si sono attivati per cercare di risolvere l’inghippo e mi hanno trovato una tripla abbastanza ampia da risultare accessibile. Umiliati e con l’amaro in bocca, ci siamo trasferiti in questa seconda struttura, con una caparra persa che, solo successivamente, esprimendo il nostro disappunto con il direttore dell’albergo, ci è stata rimborsata per metà.

Morale della favola:

  1. Non date per scontato che se una struttura è accessibile sulla carta, lo sia davvero nel vostro caso.
  2. Un Nobel a chi progetta i bagni disabili senza tener conto delle reali esigenze delle persone, io lo darei (non me ne faccio nulla del water gigante con il buco in mezzo alla ciambella, se quest’ultimo mi fa perdere l’equilibrio).
  3. Quando prenotate fatevi sempre spedire le foto della camera in cui alloggerete, non fidatevi unicamente del sito.
  4. Siate pretenziosi nelle informazioni e non date nulla per scontato nella vostra ricerca.
  5. Se cercate relax e sicurezze, mai lasciare la strada vecchia per quella nuova!

Pubblicando questa esperienza, ci rivolgiamo non solo a chi ha una disabilità ma anche ai gestori di alberghi, b&b e altre strutture ricettive, nell’essere il più esaurienti e precisi possibili sui servizi che offrono. A volte basta una domanda in più e tanti problemi si possono evitare. Una società inclusiva è realizzabile solo se lavoriamo tutti insieme.

Ritratto di uildmcomunicazione

uildmcomunicazione