L'importanza Di Vivere Al Massimo

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Debora Mazzier

Debora Mazzier, 25 anni, è di Bolzano ed è in sedia rotelle a causa della poliomelite. Socia di UILDM Bolzano, la sua vita si divide tra wheelchair hockey, fidanzato, mille interessi e una casa nuova tutta da gestire. Si definisce agguerrita, determinata, dolce e ottimista: «Per me la carrozzina è un accessorio. Qualcosa che mi aiuta nella vita di tutti i giorni e che mi ha regalato la libertà di vivere una vita indipendente». 

 

Come hai affrontato la malattia?


Non l'ho mai affrontata. Sono nata senza un sistema immunitario funzionante e a tre anni mi sono completamente paralizzata, i medici hanno ipotizzato “poliomielite da contatto con vaccino”. Con il tempo ho ripreso un po’ di forza ma non sono più riuscita a camminare. La mia famiglia, mia mamma in particolar modo, non mi ha mai fatto pesare la mia condizione. Ora lei non c’è più, ma rimane un modello per me. Mi ha sempre fatta sentire a mio agio per tutto quello che sono e con tutto quello che ho. Anche da piccola non mi sono mai sentita fuori posto, anzi! 


Cosa ti ha dato la forza per ritrovare il sorriso nei momenti di difficoltà?


La forza la ricevo tutti i giorni dal calore delle persone che mi stanno accanto e che mi vogliono bene. Il mio sorriso nasce dallo scambio di sguardi che mi trasmettono serenità, amore e gioia e dal ricordo delle persone a me care che purtroppo ho perso. Non le ho fisicamente accanto ma sono dentro di me, e mi ricordano che devo lottare sempre con tutte le forze perché la vita è una, per quanto ne so, ed è bella esattamente così com'è. 


Da qualche mese vivi da sola, come ti sei organizzata?

In realtà non mi sono affatto organizzata. Quattro anni fa presentai domanda per ricevere casa Ipes (quelle fornite dal Comune), consapevole che i tempi di attesa sarebbero stati molto lunghi. Con mia grande sorpresa, ma forse non al momento giusto, ad agosto dello scorso anno mi arrivò la lettera di accettazione. Stavo passando un momento delicato: ero ricoverata in ospedale da un mese e stavo male. I mesi a seguire furono devastanti perché mi diedero la diagnosi. Si trattava di un linfoma. Fu un periodo difficile da affrontare ma forse anche la speranza di andare a vivere da sola e i preparativi per il trasloco, riuscirono a distrarmi e a distruggere quel male. Quindi non ho avuto il tempo per organizzarmi: in questo momento me la cavo, cercando di arrangiarmi. Ogni tanto viene una ragazza a casa per fare le pulizie. Sto aspettando di fare domanda per la Vita Indipendente, anche se qui a Bolzano è difficile ottenerla. 


Da un paio di anni hai incontrato l'amore. Com'è nata questa storia?


Sul campo di hockey. Emanuel mi aveva adocchiata a Bologna durante un torneo, ma io non sapevo nemmeno della sua esistenza. Qualche anno dopo io ero fidanzata con un altro, ma i suoi occhi, anche se un po' rassegnati, erano ancora puntati su di me. Alle finali di Lignano, quando finì la storia con il ragazzo dell'epoca, si fece avanti chiedendomi il numero. Io non ero interessata, tanto che scoppiai a ridere. Nonostante ciò, il corteggiamento andò avanti per mesi. Da Padova un giorno con la sua macchina venne a trovarmi a Bolzano. Alla fine ho ceduto. È durata quasi un anno e poi l'ho lasciato. Non credevo fosse l'uomo giusto per me: troppo dolce, generoso (si sa in genere siamo attratte dal dannato). L’anno dopo sono stata proprio io a cercarlo perché sentivo la sua mancanza. Emanuel mi ha aperto di nuovo il suo cuore e stiamo insieme da due anni. Progetti? Ce ne sono…


Una delle tue passioni più grandi è il make-up. Cosa rappresenta per te?


Lo adoro da quando vedevo mamma che metteva il rossetto e il mascara. Ho iniziato a truccarmi a 12 anni (matita e mascara) e crescendo ho imparato ad apprezzare sempre di più il mondo beauty. Il trucco è la soluzione perfetta per valorizzare i lineamenti del viso. Da qualche anno il make-up per me rappresenta una forma d'arte, un modo per esprimere la propria femminilità. Amo anche l'arte, pur non essendo una grande intenditrice: le cose belle sono una prelibatezza per gli occhi e una medicina per l'anima. 


Qual è il lavoro dei tuoi sogni?


Il lavoro dei miei sogni è diventare una make-up artist, anche se credo che rimarrà un sogno nel cassetto. Sicuramente mi iscriverò a un corso e cercherò di farlo diventare un hobby più concreto. Ragionando su un’occupazione più realizzabile, vorrei poter lavorare nel sociale per aiutare chi si trova in difficoltà. Ho visto tante cose in questi 25 anni e penso di poter mettere a frutto ciò che mi hanno insegnato queste esperienze. Appena mi sarò sistemata, vorrei cominciare a studiare per diventare assistente sociale.

Di battaglie ne hai affrontate molte. Che messaggio vorresti lanciare a chi non riesce ad accettare la propria situazione?

Penso che ogni situazione sia a sé. Personalmente penso che la vita sia una e vada vissuta al massimo delle proprie possibilità, mettendosi in gioco e valorizzando tutte quelle che sono le nostre caratteristiche. Non si sa cosa accadrà, per questo dobbiamo vivere senza piangerci troppo addosso. Gli sconforti ci stanno, il dolore fa parte della vita. Ma vivere nella più totale negatività non porta a nulla. L'unica strada è vivere. Io auguro a tutti di poter crescere e trovarsi in un contesto che aiuti ad essere se stessi, senza pregiudizi. Amarsi non è facile, per nessuno. Ma ci si può provare. 
Circondatevi sempre di persone vere che vi vogliono bene per ciò che siete.

(v.b.)

Ritratto di uildmcomunicazione

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