Lo Sguardo Del Volontario: un reportage

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Il reportage fotografico Lo Sguardo Del Volontario è un progetto di UILDM Pavia che racconta l'attenzione e la cura che i volontari mettono in campo ogni giorno nelle attività che svolgono a servizio di chi vive una malattia neuromoscolare. 

Fabio Pirastu, presidente della Sezione di Pavia, e Fabio Salmoirago, fotografo curatore dell'iniziativa, si sono conosciuti nel 2016 a Pavia in occasione di Eye Contact Experiment, un esperimento sociale che consisteva nello scegliere un estraneo con cui prendere contatto visivo per creare una connessione empatica. Salmoirago stava documentando l’evento con le sue foto. Dopo questo incontro, la proposta da parte di Pirastu di collaborare per il calendario della Sezione di Pavia Noi siamo un’opera d’arte e la scoperta di uno spirito che li accomunava. Da quel momento tra i due sono nate una serie di collaborazioni, fonte di crescita reciproca per entrambi.

 

Com’è nato Lo Sguardo Del Volontario?

Fabio Pirastu: «Lo sguardo del volontario è nato dalla volontà di partecipare al Festival della Fotografia Etica, una manifestazione internazionale molto importante in cui avremmo voluto far sentire anche la nostra voce. In un incontro con il fotografo Fabio Salmoirago, con il quale abbiamo già collaborato con il progetto "Siamo un’opera d’arte", abbiamo scelto di lanciare un messaggio che potesse scardinare il solito modo di raccontare le associazioni di volontariato, mettendo al centro comunque un pezzo fondamentale della nostra realtà: i volontari. Abbiamo deciso che il progetto si sarebbe dovuto basare proprio sulla quotidianità dei gesti, sulla reale attività che viene svolta. Non un servizio fotografico costruito quindi, ma un vero e proprio reportage dell'essere parte di UILDM Pavia».

Che significato avete voluto dare all'iniziativa?

FP: «Il progetto vuole raccogliere gli sguardi di chi quotidianamente vede, affronta e lascia entrare dentro di sé il mondo che lo circonda. Nelle nostre varie attività, nei diversi anni in cui abbiamo incontrato gente che ha deciso di mettersi a disposizione per le nostre "battaglie", abbiamo visto sguardi intimoriti e anche un po' dubbiosi di ragazzi che sono entrati dalla nostra porta. A distanza di anni abbiamo visto quegli sguardi diventare sempre più sicuri e consapevoli del loro ruolo di portare un po' di sé e un po' di serenità ad altre persone. Il significato principale di tutta questa iniziativa è proprio la volontà di raccontare come sia possibile crescere insieme e di come gli occhi raccontino questa crescita».

Qual è il fine sociale del reportage?

FP: «Oltre a voler raccontare alcune delle attività principali che vengono svolte dai volontari, cerca di trasmettere anche la semplicità e l'importanza gesti. Chi spesso si avvicina alla nostra realtà come volontario crede di dover avere competenze sanitarie importanti e che il suo ruolo sia prettamente quello di assistente. Con questi scatti invece, abbiamo raccontato come i ragazzi possano mettere a frutto le loro competenze per far crescere un'organizzazione e come la collaborazione tra tutti porti dei benefici comuni. La presenza anche di volontari su sedia a rotelle ci permette di raccontare che anche una persona con disabilità può fare volontariato. Dobbiamo coinvolgere sempre più giovani nelle nostre associazioni: queste foto vogliono raccontare come insieme si possa crescere, come siano semplici e naturali i gesti a favore dell'altro».

Cosa hai voluto cogliere con questi scatti?

Fabio Salmoirago: «L'idea da cui nascono questi scatti è quella di raccontare l'esperienza dei volontari UILDM nel modo più naturale possibile, senza introdurre sofisticazioni ma concentrandosi sulle loro attività, provando a raccontarla attraverso un punto di vista molto semplice per trasmettere quello che loro vedono e vivono ogni giorno».

Perché la scelta del bianco e nero?

FS: «I colori influenzano la nostra percezione, li associamo a determinati messaggi e stati d'animo. Così ho voluto eliminare il colore per toglierne l'influenza sull'osservatore e per cercare di ridurre al minimo il mio giudizio su quello che andavo a raccontare».

Cosa rappresenta per te la fotografia?

FS: «La fotografia è veramente tante cose, in questo caso specifico è un mezzo per portare al di là dei propri confini un'esperienza che non tutti conoscono. Un racconto immediato, fatto di emozioni e gesti evocativi capace di bypassare il linguaggio razionale e andare oltre».

Nella tua carriera di che cosa ti sei occupato?

FS: «Ho fotografato e fotografo matrimoni, eventi, concerti, gioielli, imprenditori, modelle e coppie di innamorati. Mie immagini sono state pubblicate su Bride In Italy, Wired, Corriere Economia, Sole 24 Ore e Class. Ho collaborato con aziende come ADI, Etabeta Gioielli, Barley Arts, Torrevilla e Lanieri. Nel 2016 mi sono aggiudicato il secondo posto ai FIIPA Awards nella categoria Sport» .

Arte e sociale possono fondersi quindi? Cosa si realizza in questo caso?

FS: «L'arte ha sempre avuto anche un ruolo sociale - penso al Quarto Stato o a Guernica - e ha il ruolo di farci riflettere, a volte su cose importanti altre volte su cose che diamo per scontate. Credo sia lo scopo più alto dell'arte, di sicuro in quella contemporanea».

 

È possibile votare il reportage Lo Sguardo Del Volontario all'interno del concorso Black & White Photography Awards al seguente link.

(v.b.)

Ritratto di uildmcomunicazione

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