Quando la bellezza diviene universale

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C’era una volta…
potrebbe cominciare così la storia di Francesca Auriemma, una ragazza di 30 anni in sedia a rotelle a causa della distrofia dei cingoli. La protagonista di questa favola ha realizzato un sogno: sfilare in passerella dimostrando la potenza universale della bellezza.

Com’è cambiata la tua vita quando si è manifestata la malattia?
Da piccola era una bambina normale, se così si può definire, che però tornava spesso a casa con le ginocchia sbucciate. Crescendo le cose sono peggiorate, durante l’adolescenza ad un certo punto non ce la facevo più ad affrontare le salite. Quel momento per me ha rappresentato una svolta: ho iniziato a fare fatica a camminare e ad affaticarmi nei tratti lunghi. In quel periodo una mia amica mi disse: “o accetti la sedia a rotelle o rischierai di perdere tanti momenti con noi”. In effetti la carrozzina mi ha donato nuovamente la libertà che la distrofia mi stava togliendo. Se verso i 16 anni mi vergognavo del mio corpo ed ero assai limitata, da quando ho avuto la possibilità di muovermi in sedia a rotelle ho avuto diverse occasioni di incontro, scambio e relazione. Nel ventaglio di queste possibilità è arrivato anche l’amore di una persona che mi ha voluto bene come sono. Siamo stati insieme circa un anno ed è stata un’esperienza molto bella: lui mi aiutava con naturalezza ed era veramente attratto da me. Sono convinta che nel momento in cui decidiamo di aprirci al mondo, le persone che si avvicinano a noi lo fanno perché ci vogliono così come siamo, senza alcuna spiegazione.

Quali sono i pregiudizi con cui ti scontri ogni giorno? 
Purtroppo molto spesso le donne in sedia a rotelle vengono viste diversamente dalla maggior parte della gente. Ornella, la mia sorella maggiore, ha la stessa malattia. Capita che la gente vada a dire a mia madre: “almeno tuo figlio si deve sposare!”, come se per me e per Ornella non fosse contemplata questa possibilità. Io sono una persona molto oggettiva e concreta e sono certa che chi mi amerà lo farà per quello che sono. Molte donne oggi per gestire la casa si fanno aiutare da una signora delle pulizie, perché non lo posso fare pure io? Da questa consapevolezza è cresciuto il desiderio di dimostrare che le donne in sedia rotelle sono esattamente come le altre e che possono essere belle, sexy, attraenti e affascinanti. È nata così, assieme alla Sezione di Ottaviano, la voglia di organizzare delle sfilate di moda in cui ci fossero modelle normodotate e non.  

Come hai vissuto questa esperienza? Che cosa sei riuscita a trasmettere?
Per me è stata una cosa stranissima, perché sono una persona molto timida che si emoziona e si commuove facilmente, ma volevo trasmettere un messaggio forte e chiaro: sono una donna come tutte le altre, non sono una poverina, tantomeno un’eroina. Una ragazza con i suoi pregi e i suoi difetti. Quando hai una patologia devi andare avanti, non ci sono molte altre scelte, proprio per questo non sopporto di essere considerata la Wonder Woman di turno. È vero, non è semplice accettare una malattia, ma ci si può convivere e la vita può comunque regalarti dei momenti meravigliosi.

Cos’è successo dopo queste sfilate?
Dopo questa sfilata ci hanno chiamato anche dalla Sezione di Caserta e in occasione di una finale di Miss Italia abbiamo potuto sfilare sia io che mia sorella; il mio ex compagno era proprio uno dei giurati e mi ha vista per la prima volta proprio in quel contesto. Dopo quell’occasione ci sono state diverse sfilate: Madonna dell’Arco, Ottaviano, Terzigno e Caserta. A seguito di questi eventi ho conosciuto la make up artist Genny, che mi ha presentato Virginia Saulle, una stylist che mi ha fatto scoprire il suo splendido Atelier. Per la prima volta sono stata invitata a sfilare durante la sua Bridal Collection 2018, come una qualsiasi altra modella in una sfilata con professionisti del settore.

Che cos’è per te la moda?
La moda mi ha sempre appassionata, è un modo per esprimersi, far capire chi sei. Il mio obiettivo ovviamente è quello di dimostrare che un vestito può essere valorizzato anche da una donna in sedia a rotelle.

Che cos’è la bellezza?
La bellezza è molto soggettiva, posso piacere a qualcuno ma non a tutti, ma è un concetto che vale per chiunque e va ben oltre alla carrozzina. Come dicevo prima, negli anni sono arrivata una sorta di consapevolezza di me stessa, conosco i miei punti di forza ma anche le mie debolezze. A volte le persone con disabilità vogliono essere considerate normali, ma non si valorizzano come dovrebbero. Siamo noi per primi che dobbiamo riconoscere le nostre risorse e credere in noi stessi. E ricordiamoci che un pizzico di autoironia non guasta mai!

Francesca è anche la protagonista di un video apparso sulla pagina Facebook Fanpage.it: http://bit.ly/Francesca-Auriemma 

Photo Credits: Giuseppe Casillo

(v. b.)

Ritratto di uildmcomunicazione

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