Perché donare rende felici

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L'articolo, pubblicato sul numero 195 di DM, è di Francesco Grauso (Ufficio Fundraising UILDM).

L'identikit del donatore.

Il mondo del non profit si regge sulla donazione. Anche il mondo di UILDM. Tutto ciò che l'Unione realizza è reso possibile da chi, credendo nei suoi valori, si impegna con una donazione. È fondamentale quindi conoscere chi dona e perché lo fa. E ringraziarlo di cuore. 

L' acquisto di un prodotto o di un servizio è un’esperienza basata principalmente sulla logica costo-beneficio: compriamo un oggetto per soddisfare un bisogno e siamo disposti a spendere risorse a fronte della sensazione di benessere che ricaviamo dall’aver ottenuto quell’oggetto e quindi soddisfatto il nostro bisogno. Anche la donazione è un processo che prevede uno scambio, ma non può essere relegata alla sola logica consumistica della compravendita perché rappresenta piuttosto un modo per alimentare l'identità di chi la effettua. È un atto che crea un legame tra chi la fa e chi la riceve, è quindi una relazione e in quanto tale determina la crescita dell’individuo. Il centro di questo legame è il dono, un concetto che non può entrare nella logica del consumo, perché non si basa sul rapporto costo-beneficio ma su qualcosa che va ben oltre questo processo puramente economico. È un’esperienza che porta chi la vive ad avvicinarsi a un mondo ideale dove vede realizzarsi la causa sostenuta.

È un’esperienza che, in sintesi, rende felici. I dati confermano questa esperienza di felicità: dalla terza edizione del Report Giving Italy è emerso che nel 2016 è stata superata la soglia dei 5 miliardi di donazioni da privati, pari a un incremento di ben 11 punti percentuali rispetto alle ultime due annualità. Il donatore italiano medio è donna, tendenzialmente pensionata, con una donazione media di 48 euro. I dati di UILDM sono in linea con il trend nazionale, registrando un incremento delle donazioni da parte degli individui pari al 4,3% e della raccolta fondi in generale pari al 7,3%. Il dono è un’esperienza che aiuta a mantenere vivi legami e ricordi di persone che non ci sono più, come è successo per Sara, una sostenitrice affezionata di UILDM che in un’intervista ci ha confessato «Ho scelto di diventare donatrice dopo la scomparsa di papà, persona assai generosa che non si tirava indietro quando era ora di fare una donazione. Ho deciso che la sua generosità non doveva morire con lui». 

Ecco come viene ripartito un euro donato a UILDM: 71 centesimi vengono investiti in progetti, attività istituzionali e in progettualità future

mentre i restanti 29 centesimi servono a sostenere i costi di gestione che includono le voci di costo del personale della Direzione nazionale e le spese di gestione generale. Tale rapporto è un indicatore di performance significativo, in quanto sintetizza l’efficacia dell’azione sociale di UILDM e dimostra che oltre il 70% di quanto raccolto viene utilizzato per i progetti e per garantire servizi in ambito sociale e medico riabilitativo. 

Tutto ciò che l'Unione realizza è reso possibile da chi, credendo nei suoi valori, si impegna con una donazione. È fondamentale quindi conoscere chi dona e perché lo fa. E ringraziarlo di cuore. Tutto ciò è reso possibile da chi fa del dono un’esperienza di ricerca della felicità e di un mondo ideale, in cui la distrofia finalmente sia solo un ricordo e l’inclusione una realtà.

 

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Ritratto di uildmcomunicazione

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