Servizio civile, palestra di vita

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La vera forza di quest’esperienza non sta nella gratificazione di essere stata di supporto a chi ne aveva bisogno ma nel fatto che, aiutando qualcun altro a superare un proprio limite, sono andata anche io oltre ai miei. [Katia, volontaria UILDM]

Volontariato per le disabilità? C’era una volta il servizio civile…

di Franco Bomprezzi (14 aprile 2013)

C’era una volta il servizio civile, autentica palestra di vita per migliaia di giovani, che sceglievano questa strada spesso solo con l’obiettivo di evitare la naja, e poi – catapultati all’improvviso in una dimensione del tutto sconosciuta, quella dell’impegno quotidiano in associazioni di volontariato al servizio delle persone con disabilità, o degli anziani, o degli emarginati – superato lo smarrimento iniziale, scoprivano un senso nuovo alla propria esistenza. Terminati i dodici mesi del servizio, molti di loro non riuscivano più a staccarsi dal Nuovo Mondo, e diventavano prima volontari, poi, spesso, trovavano nel sociale la premessa di una formazione lavorativa.

C’era una volta, e quasi non c’è più, non solo per la fine del servizio militare obbligatorio, ma anche perché non ci sono soldi, o i soldi non si trovano, per finanziare adeguatamente uno dei più importanti laboratori della coesione sociale e della solidarietà. Il mondo del volontariato che si è incontrato in questo week end a Lucca (dove mi è stato proposto di parlare della parola “abilità” da recuperare e conservare…) sta vivendo una crisi di “vocazioni” che sembra inarrestabile. I volontari sono sempre più uomini e donne con i capelli grigi, pensionati attivi. I giovani, alle prese con il precariato permanente, non trovano né tempo né stimoli sufficienti per avvicinarsi all’esercizio entusiasmante della donazione gratuita del proprio tempo e della propria fatica (in controtendenza c’è solo il volontariato culturale).

Volontariato fa rima sempre più con “auto aiuto”, ossia con il fai da te, nelle associazioni e nei progetti sociali. E invece il volontario dovrebbe essere soprattutto altro da sé: ossia un cittadino che si avvicina, liberamente e gratuitamente, a una causa che non lo coinvolge direttamente (come può essere ad esempio l’esperienza di una disabilità, o di una malattia terminale). Occorre, in tempi di cambiamento, ripensare al significato anche economico e produttivo di una realtà così imponente e diffusa nel nostro Paese. Senza i volontari coleremmo a picco in pochi mesi. Lo sanno bene gli assessori ai servizi sociali dei Comuni italiani. E dunque anche questo è Pil, anche questo è patrimonio pubblico da valorizzare. Magari ripartendo dal servizio civile. Parliamone 

 

Accogliamo con gioia la proposta lanciata da Franco Bomprezzi attraverso il blog InVisibili del Corriere della Sera nel 2013, ancora assolutamente attuale.
Crediamo, infatti, che parlare di volontariato ripartendo dal servizio civile sia una cosa necessaria. Perché?

Perché chi lo ha vissuto lo definisce «una palestra di vita. Un'occasione unica per fare un viaggio dentro di sé. Un immenso bagaglio di conoscenze che non troverai in nessun libro…» (Alessandro, UILDM Pisa)

Perché condivisione e crescita non sono parole astratte quando si crede che un presente vissuto impegnandosi per gli altri significhi anche un presente migliore per sé e un futuro migliore per tutti.

Perché è uno strumento prezioso di educazione alla responsabilità.

Perché parlare di solidarietà, provare a capire le diversità, proporre azioni concrete di aiuto sono piccoli gesti rivoluzionari che possono porre le basi per la costruzione di una società dove tutti possano trovare spazio e dignità. 

Nei mesi scorsi, con l’avvio del servizio civile universale, definito "traguardo di grande valore sociale e di importanza storica", si è concluso l’iter di riforma del servizio civile nel nostro paese.

Con UILDM il servizio civile - tema tra i più cari alla nostra associazione, ente di primo livello che lo promuove fin dalla sua istituzione nel 2001 e lo cura con una struttura dedicata - è davvero una grande opportunità.
Una fotografia completa del 2016 ci racconta di un anno straordinario per UILDM con 23 i progetti promossi, dedicati all’assistenza di oltre 1.500 destinatari, tutte persone con disabilitàLe sedi UILDM coinvolte nei progetti sono state 30 (40% al nord, 30% al centro e 30% al sud). Oggi, UILDM ha in corso 23 progetti sul territorio nazionale che vedono impegnati 252 volontari in 32 diverse sedi di attuazione.

«Per le organizzazioni si apre una nuova fase nell’accoglienza e nell'inserimento dei giovani nelle attività per l’anno di Servizio Civile. È una responsabilità educativa nei confronti dei giovani che si aggiunge a quella sociale di essere presenti in modo più efficace sui territori. Per le sedi UILDM si aprono maggiori opportunità: essere più efficaci a rilevare un maggior numero di utenti sul territorio e provare a rispondere ai loro bisogni con progetti più adeguati, impegnando un maggior numero di volontari», dichiara Matteo Falvo, Responsabile nazionale del servizio civile UILDM.

 
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