Strisce blu, importante sentenza della Cassazione

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Il 7 ottobre scorso la Seconda Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che sottolinea quanto ancora sia grande il gap da colmare rispetto all’inclusione delle persone con disabilità. La decisione riguarda il diritto di parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu per le persone con disabilità senza patente e non proprietarie dell’autoveicolo su cui viaggiano, qualora i parcheggi dedicati a persone con disabilità siano occupati, nel Comune di Torino.

La Cassazione ha così ribaltato una precedente Sentenza della Corte d’Appello di Torino, accogliendo il ricorso di una persona con disabilità sostenuta dall’UTIM (Unione per la Tutela delle Persone con Disabilità Intellettiva). Il “caso” nasce dalla deliberazione della Giunta comunale di Torino che stabiliva che solo le persone con disabilità con patente e autoveicolo proprio avevano diritto a parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu, escludendo quindi quelle che non hanno la patente né una macchina, tranne nel caso in cui il viaggio fosse per ragioni di lavoro o di salute.

«L’Amministrazione comunale torinese – si legge nella Sentenza della Cassazione - in quanto verosimilmente conscia che gli appositi spazi riservati al parcheggio esclusivo degli invalidi sono normalmente insufficienti ha rilasciato ai disabili muniti di patente e proprietari di veicolo uno speciale permesso gratuito per il parcheggio sulle strisce blu del centro cittadino. Tuttavia nel far ciò, il Comune ha contestualmente posto in essere una condotta discriminatoria indiretta ai danni dei disabili (presumibilmente affetti da una patologia più grave) non muniti di patente e non proprietari di un autoveicolo, che necessitano per i loro spostamenti del necessario ausilio di un familiare, i quali possono fruire dello stesso permesso solo se in grado di documentare accessi frequenti nel centro cittadino per lo svolgimento di attività lavorative, di assistenza e cura».

Per la Suprema Corte «non vi è dubbio che una tale previsione si configuri come discriminatoria ai danni di quest’ultima categoria di disabili, in quanto non reputa meritevole di tutela l’accesso gratuito del disabile al centro cittadino per motivi di mero svago e di relazione sociale (come invece consentito ai disabili con patente ed autoveicolo)».

«Si tratta di un altro passo avanti verso l’inclusione delle persone con disabilità – commenta Marco Rasconi, presidente nazionale UILDM – La sentenza della Cassazione apre la strada a una riflessione che riguarda tutti, a cominciare dagli amministratori pubblici, che hanno il compito di pensare delle regole che garantiscano a tutti la possibilità di muoversi nel modo migliore possibile, e non solo per lavoro o salute, ma anche per svago, per creare relazioni. Da questo ne deriva una piena partecipazione alla vita sociale di una comunità. Le persone con disabilità vogliono uscire di casa, vogliono muoversi».

Il diritto alla mobilità è uno dei capisaldi dell’azione di UILDM, che infatti è impegnata, insieme all’onorevole Gadda, a Cittadinanzattiva e a Vera, nella proposta di legge presentata a febbraio 2019 per far sì che la possibilità di parcheggiare sulle strisce blu per le persone con disabilità diventi legge.

(cs)

Ritratto di uildmcomunicazione

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