Treni e disabilità: la voce dei viaggiatori

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Cosa significa per una persona con disabilità viaggiare in treno? Di certo la situazione in Italia è assai complessa: spesso le stazioni non sono accessibili e non tutte offrono un servizio di assistenza al viaggiatore. I treni non sempre dispongono di una carrozza in cui i disabili possono salire e scendere liberamente. Il divario tra città e paesi limitrofi è considerevole: in alcuni casi mancano i montacarichi, le pedane o i mezzi per superare le barriere architettoniche.

Sono 270 le stazioni abilitate e solo 14 le stazioni che dispongono di una Sala Blu in cui sia possibile prenotare l’assistenza all’arrivo e alla partenza (Ancona, Bari, Bologna, Firenze Santa Maria Novella, Genova Principe, Messina Centrale, Napoli Centrale, Reggio Calabria, Roma Termini, Torino Porta Nuova, Trieste Centrale, Venezia Santa Lucia e Verona Porta Nuova). Nel momento in cui una persona con disabilità vuole viaggiare, deve prenotare questo servizio inviando una  mail, telefonando oppure recandosi direttamente in una della 14 Sale Blu. Da poco è attiva anche un’applicazione web che consente ai viaggiatori con disabilità e a ridotta mobilità di richiedere alle Sale Blu il servizio di assistenza per l’accesso al treno in partenza, con sistemazione al posto assegnato e l’accoglienza al treno in arrivo con accompagnamento all’uscita o al treno coincidente. Una cosa semplice, banale agli occhi di chi non vive questo problema, ma assai importante al fine di garantire a tutti le stesse possibilità, la libertà di movimento e di scelta. Il servizio di assistenza è rivolto alle  persone su sedia a rotelle, alle persone con problemi agli arti o difficoltà di deambulazione, alle persone anziane, alle donne in gravidanza, ai non vedenti o con disabilità visive, ai non udenti o con disabilità uditive, alle persone con handicap mentale.

Abbiamo raccolto la voce e la testimonianza di chi vive una disabilità e viaggia spesso in treno, alla luce della novità della app della Sala Blu.

«Sala blu online? Finalmente. Non viaggio spesso in treno, però l’ho preso varie volte e devo dire che non è male come servizio. I problemi ci sono nelle stazioni locali, in cui non è previsto il servizio di assistenza. Inoltre dovrebbero fare delle tariffe agevolate per i disabili che pagano interamente il biglietto e non sempre vedono garantiti gli stessi servizi degli altri». (Davide Tamellini)

«L’ultima volta ho usato il treno circa due anni fa, per andare in gita con la scuola. Ricordo che c’era una pedana mobile che faceva da ponte per farmi salire sulla carrozza. L’interno era molto spazioso ma mancavano i ganci per fissare la mia sedia a rotelle. Inoltre la mia postazione era lontana rispetto a quella dei miei compagni. In uno dei due sedili vicini a me c’era la mia assistente e nell’altro si alternavano una mia amica e una professoressa. Sicuramente nelle altre gite scolastiche, in cui abbiamo utilizzato il pullman, mi sono divertito di più perché ero insieme agli altri». (Simone Pedersoli)

«Il treno non lo utilizzo mai per diversi motivi. Il primo è che nella stazione di Sarno non c’è il carrello elevatore, quindi volendo viaggiare con questo mezzo, dovrei prenotare l’assistenza parecchio tempo prima e assicurarmi che procurino un montacarichi per salire. È da tanto tempo che non utilizzo questo mezzo, soprattutto da quando ho perso la possibilità di reggermi sulle gambe e di effettuare i passaggi in autonomia. Sarno è ben collegata a Napoli e Salerno tramite la Circumvesuviana, inoltre ci sono i treni normali. Entrambe queste soluzioni non sono accessibili e la stazione stessa è piena di barriere architettoniche. Proprio per questo motivo, dopo alcune battaglie che ho portato avanti per rendere accessibile la situazione, mi sono demotivata e ho rinunciato all’idea di prendere il treno preferendo altri mezzi». (Anna Mannara)

«Uso spesso il treno e mi sono trovata quasi sempre bene, poi ovviamente dipende dalla tipologia di treno e dalla stazione a cui si fa riferimento. Devo dire che la situazione a Verona è positiva e ho sempre trovato la massima disponibilità nei miei confronti da parte del personale. In genere nella carrozza riservata ci sono due posti destinati ai disabili. Sui Freccia si viaggia benissimo, perché la carrozza accessibile è in prima classe anche se hai un biglietto economy. Diverso il caso dei regionali, in cui non sempre l’accessibilità del treno è garantita. Dopo aver sentito della possibilità di prenotare l’assistenza mediante un’app della Sala Blu, ho provato questa procedura e devo ammettere che è pratica e veloce. Si esegue la registrazione al portale (ti chiedono solo i dati, la mail, il telefono e il tipo di disabilità) spuntando alcune caselle e selezionando un menù a tendina, infine, si sceglie il treno. Una volta che completi la procedura, ti arrivano una mail e un sms di conferma della richiesta. La conferma di avvenuta registrazione è arrivata dopo 12 minuti. Anche adesso restano attivi i servizi telefonici e per email, ma con la Sala Blu online fai veramente presto». (Francesca Moscardo)

«Per quanto riguarda i clienti che hanno una disabilità e usufruiscono del servizi di assistenza, con Trenitalia vengono a mancare totalmente l’autonomia e l’indipendenza, aspetti fondamentali che devono essere garantiti ad ogni cittadino. Il treno lo uso il meno possibile, perché credo che a livello di autonomia in questo momento la situazione in Italia sia piuttosto critica. Se devi prendere il treno devi prenotare con un intervallo di tempo che varia dalle 24 alle 48 ore di anticipo (a seconda del tipo di viaggio) e non tutte le stazioni sono fornite del carrello elevatore. Questo aspetto non ti offre la reale possibilità di prendere il treno quando vuoi e decidere anche all’ultimo momento la destinazione, come fanno tutti. Non tutti i treni sono accessibili, ce ne sono alcuni in cui puoi salire solo a seconda del tipo di carrozzina che hai e i posti riservati ai disabili sono comunque limitati. Visto che paghiamo regolarmente il biglietto, seppur in certi casi l’accompagnatore non paghi, sarebbe corretto che ci venisse garantito lo stesso servizio. Un altro aspetto da considerare è la distanza tra il posto riservato alla persona con disabilità e il sedile dell’accompagnatore: se viaggio con un’amica o con il mio fidanzato, vorrei stare vicino a quella persona, non avercelo di fronte a quasi due metri di distanza e non riuscire nemmeno a parlare durante il viaggio. A Sydney e a Londra la situazione è completamente diversa: quando arrivi in stazione ti chiedono dove devi andare e ti mettono la rampa, tu sali e scendi dal treno in completa autonomia, senza dover prenotare o avvisare in anticipo. Questi sono i servizi che funzionano, non quelli che sono discriminanti per la persona. 
Per quanto mi riguarda, devo dire però che da parte degli operatori di Verona ho sempre trovato molta gentilezza, professionalità e disponibilità nei miei confronti, e mi sono sempre affidata a loro per prendere il treno senza preoccupazioni. 
Personalmente mi sono capitate un sacco di disavventure. Mi è successo un paio di volte che quelli che ti “caricano” (perché questo è il termine esatto) sul treno, si siano sbagliati facendomi finire in una destinazione completamente diversa. Ricordo un episodio in particolare come una vera odissea: da Monza dovevo raggiungere Milano, per poi ripartire per Bologna. Arrivata in stazione a Monza ho ricevuto la prima brutta notizia: mancava il carrello elevatore. Per risolvere la situazione ho dovuto chiamare un taxi per arrivare a Milano (75 € contro 1,60 € del biglietto ferroviario). Giunta nella stazione milanese, dopo aver comprato il biglietto per Bologna, sono stata caricata sulla carrozza del treno. Tutto sembrava risolto, fino a quando mi sono resa conto di essere sul treno per Venezia. Chi doveva occuparsi del trasferimento ha sbagliato persona, invertendo così le destinazioni. Quando ho fatto presente l’errore, il controllore ha fatto fermare il treno a Brescia. Qui ho dovuto aspettare fino alle 14.35 per prendere il treno che mi avrebbe riportata a Milano e da lì finalmente a Bologna. È stato un viaggio infinito!
Un’altra esperienza assurda è stata quando da Bologna dovevo andare a Cesenatico, ma in quella stazione non c’era il servizio di assistenza per disabili. La soluzione proposta era quella di scendere a Rimini e pagarmi il taxi fino a Cesenatico. Arrivata a Cesenatico invece, sono scesa da sola chiedendo aiuto ad altri passeggeri e sono stata fermata dal controllore. Insomma, le mie esperienze con il treno in Italia purtroppo non sono felici, ma sono fiduciosa che i servizi potranno essere migliorati molto per gli utenti con disabilità, in modo da tutelare autonomia e indipendenza». (Sofia Righetti)

(v. b.)

 

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