Un consensus paper sulle cure domiciliari

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L’Assistenza Territoriale ancora oggi risulta poco strutturata e sottofinanziata. «È necessario perciò adottare misure innovative che possano garantire standard ottimali di presa in carico e cura dei soggetti fragili, arrivando alla creazione di modelli integrati di cure domiciliari sulla base dei bisogni dei pazienti». Questa è la richiesta di UILDM e di altre 7 associazioni - AISM, AISLA, Famiglie SMA, Associazione italiana Bpco Onlus, Respiriamo insieme, Associazione Anna, Un filo per la vita - presentata ieri a Roma nel corso del convegno “Le cure domiciliari e il ruolo degli Homecare provider – Integrazione dei servizi, valore per il paziente”.

Le 8 associazioni hanno realizzato un documento di consensus sulle cure domiciliari, dove chiedono che il Servizio Sanitario Nazionale «garantisca ai pazienti con elevate complessità assistenziali una presa in carico integrata tra tutte le prestazioni fornite al domicilio del singolo paziente in capo a un unico soggetto erogatore».

Questi sono i cinque punti fondamentali del consensus paper:

  • Riconoscere un diritto: essere curati al proprio domicilio
  • Maggiore coinvolgimento di pazienti ed esperti nella determinazione dei bisogni
  • Maggiore integrazione tra le prestazioni (sanitarie) e le terapie (tecnologiche)
  • Definizione di standard omogenei sul territorio nazionale
  • Maggiore formazione e specializzazione rispetto alle singole patologie

«Cure domiciliari e presa in carico della persona con disabilità - spiega Marco Rasconi presidente nazionale UILDM - sono i nostri cavalli di battaglia. È chiaro che per noi è fondamentale il concetto che la persona con disabilità possa trattare la sua malattia all'interno della propria abitazione. Vogliamo alleggerire i familiari per quanto riguarda la cura ma è anche nostro intento sviluppare sempre di più i progetti di vita delle persone con disabilità. Parlare del 'Durante noi' che porta a un dopo di noi più sereno, è molto importante. Passa tutto attraverso la presa in carico sociale e sanitaria, che spesso devono incrociarsi e accavallarsi in quel preciso momento che è la cura a casa. Che sia trasversale, disponibile a tutti, con un minimo garantito su tutto il territorio nazionale, è per noi di assoluta importanza».

Durante il convegno è stata delineata una panoramica dei servizi offerti dagli Homecare Provider, i fornitori di servizi e assistenza domiciliari, che si affiancano ai caregivers e alle figure sociosanitarie nell'assistenza a persone che per malattia o invecchiamento hanno bisogno di supporto in alcune funzioni vitali. Figure sempre più centrali nel modello di assistenza italiano .

Secondo un’indagine presentata nel corso dell’incontro, tra le persone dai 65 ai 74 anni, circa il 48,7% si dichiara di avere almeno due malattie croniche, dato che raggiunge il 68,1% per le persone di età̀ maggiore ai 75 anni. Le patologie più̀ frequenti sono le malattie cardiovascolari (32,8%), seguite da quelle respiratorie croniche (24,5%), dal diabete (20,3%), dai tumori (12,7%), dall’insufficienza renale (10,1%), dall’ictus (9,9%), dalle malattie croniche di fegato (6,1%). Un’elevata presenza di più malattie contemporaneamente, con la presenza di 3 o più̀ patologie croniche, coinvolge il 13% della popolazione (poco meno di 8 milioni di persone). A questi vanno aggiunti i pazienti fragili –ad esempio le persone (spesso bambini) con malattie croniche, rare e non autosufficienti, con disabilità, così come quelli che necessitano di cure palliative.

È necessario perciò partire dai pazienti per costruire un modello di risposta che tenga in conto i loro bisogni. Quanto è stato richiesto dalle associazioni che si trovano ogni giorno a lavorare in prima linea per rispondere a questi bisogni.

(ap)

Risorse aggiuntive: 
Ritratto di uildmcomunicazione

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