Alessandro, un sarto del tessuto "umano"

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È nato il 6 marzo 1986 e abita ad Arena Metato in provincia di Pisa, ha una laurea in Scienze politiche e relazioni internazionali e un master di 1° livello in impresa sociale. È un appassionato di calcio e sport in generale da sempre, ama scrivere poesie e racconti per bambini. Un giovane “storico” che UILDM ce l’ha quasi nel sangue: per raccontare la Giornata Nazionale UILDM, abbiamo intervistato Alessandro Pecori di UILDM Pisa.

 

Il sociale è di famiglia, vero?

Questa vicinanza mi è stata trasferita dai miei genitori. Fin da piccolo ho partecipato a iniziative benefiche e di solidarietà, e a UILDM in particolare mi sono avvicinato in modo più unico e raro. Non avevo conoscenti o parenti con disabilità.

Nel 1990 ho partecipato al famoso treno Telethon, che viaggiava per la Garfagnana: ero uno di quei bambini che aspettava di salire con i palloncini. Mio padre, che all’epoca era assessore comunale, aveva collaborato con Enzo (Marcheschi, storico membro della Direzione Nazionale UILDM n.d.r.) per organizzare questa iniziativa. Ufficialmente la mia avventura è iniziata nel 2009 con il Servizio Civile e non mi sono mai fermato.

 

Cosa è cambiato nel tempo, in te e sul territorio dove vivi?

Sono cambiato molto. Prima ero più ansioso, avevo timore di sbagliare. UILDM ha cambiato la mia visione della quotidianità. Vivendo con gli occhi delle persone che hanno una difficoltà ho capito che le barriere culturali si possono abbattere solo attraverso la sensibilizzazione.

Sono diventato più sicuro di me stesso, mi sono abituato a vedere la vita in modo più sfaccettato.  Ho imparato ad ascoltare e fatto esperienze che non avrei mai pensato di fare.

Il sistema piano piano sta iniziando ad aprirsi, penso alle attività che svolgiamo nelle scuole con la Sezione di Pisa. Anche se è faticoso, vedo alcune situazioni migliorate: l’accessibilità delle città, le scuole che ci aprono le porte per parlare di disabilità e inclusione, il mondo dello sport, genitori che hanno cambiato modo di avvicinarsi al tema disabilità.

Comunità: questo abbiamo iniziato a costruire.

 

Giovani e volontariato

Sono Olp di Servizio Civile (operatore locale di progetto, n.d.r.) da circa 12 anni, e per tutto l’anno seguo i volontari, dal colloquio in poi. Le generazioni sono cambiate. Purtroppo devo dire che il numero di ragazzi che vogliono mettersi alla prova è calato molto e sono pochi quelli che vivono l’esperienza come un arricchimento personale.

Non si tratta di dare colpe. La famiglia è cambiata e i social hanno trasformato il concetto di relazione. I ragazzi escono poco di casa, manca l’aggregazione e mancando quella si fatica ad avvicinarli ad esperienze come il volontariato.  Una possibilità la vedo nelle scuole, per far comprendere fin da piccoli la ricchezza che può trasmettere la diversità e la disabilità all’interno di un gruppo. Penso sia doveroso far leva sul senso civico partendo dalle scuole.

 

Sei un appassionato di calcio e di sport. La Sezione si è impegnata molto per far conoscere la disciplina della boccia paralimpica.

L’abbiamo scoperta nel 2019 durante l’Assemblea nazionale UILDM. Il gioco ci è sembrato adatto ai nostri ragazzi perché metteva tutti nelle stesse condizioni. Io posso giocare con un'altra persona con disabilità alla pari. Attraverso FIB Toscana abbiamo organizzato delle giornate di conoscenza di questo sport.

Grazie poi a dei progetti che abbiamo vinto abbiamo acquistato rampe, palline e qualche ausilio e infine abbiamo creato una Asd (associazione sportiva dilettantistica, n.d.r.) composta da circa 10 ragazzi con disabilità. Ci tengo a sottolineare che non si tratta solo di persone con distrofia ma anche di altri tipi di disabilità… non siamo settoriali.

Grazie alla squadra questi ragazzi vivono emozioni che non avrebbero vissuto. Ad esempio l’adrenalina prima della partita, la stanchezza, la gioia del “dopo”: sono emozioni che io conosco bene, perché da 25 anni vivo anche il mondo dello sport da vicino, oltre a quello del sociale.

So quanto è bello. Ma sentirmi dire dai ragazzi certe cose, significa che le emozioni non hanno barriere. Sono persone che giocano e basta.

 

Come li hai visti cambiare?

Ho visto cambiare la loro sicurezza, l’autostima e il rapporto con gli sbagli. Se sbagliano ci ridono su, perché capota a tutti! L’autoironia è fondamentale.

 

Tu sei una delle persone di riferimento durante le Manifestazioni Nazionali, il momento di aggregazione più importante per soci e amici di UILDM. Cosa rappresenta per te quel momento?

Le Manifestazioni Nazionali sono una fatica bellissima. Vedere tutta quella partecipazione mi ha dato davvero molto nel corso degli anni. Lì in particolare realizzo cosa significa lavorare con persone con disabilità.

 

Parlaci di UILDM Pisa.

Qui in Sezione abbiamo questa stanza che io chiamo la “stanza felice” così perché qui si incontrano tante persone, per tanti motivi. Ecco perché io amo dire che il mio lavoro si occupa di tessuto umano, noi curiamo l’anima e teniamo insieme questo tessuto umano che il tempo ha reso sempre più forte. Anche se spesso lavoriamo in modo invisibile facciamo molto più di quello che può sembrare.

Vedere persone con disabilità costruire una propria vita, scegliere certi vestiti, essere più sicuri di sé, significa che il percorso è stato pensato bene, mettendo insieme famiglie e assistenza sociale.

Vivere insieme crea vere opportunità di crescita. Il passo epocale sarà quando non si vedranno più differenze.

(cs)

 

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