Fundraising = Chiedere

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di Francesco Grauso, Fundraiser UILDM (dal DM 199)

 

“Aiuto, appoggio, materiale o morale, rappresentato da persone o cose”. È uno dei significati che il dizionario indica per la parola “sostegno”. Quello che un’organizzazione come UILDM chiede ogni giorno a centinaia di persone, in modo diverso. Chiedere con costanza, ogni giorno, di essere sostenuti con denaro, tempo, idee non è facile. Talvolta può sembrare pressante ma fa parte del “gioco”: non mollare mai, continuare a essere presenti e a comunicare quanto la propria organizzazione sta facendo per rendere migliore la comunità in cui opera.

Può sembrare quasi impossibile passare inosservati, in questi tempi in cui tutti condividono tutto in ogni modo. Invece il rischio che corre chi opera nel sociale è proprio questo: il futuro di associazioni come UILDM è legato a doppio filo a quelle persone che donano, firmano il 5x1000, fanno assistenza, guidano pulmini, organizzano gite e vacanze.

Non possiamo sparire in questo grande mare di organizzazioni per la paura di chiedere una volta in più un sostegno alle proprie persone. I dati recenti dell’ISTAT parlano di un Terzo settore in continua crescita e cresce anche il numero di organizzazioni che operano al suo interno, attestando un trend positivo pari al 15%. Questo significa che in Italia nel 2017 si registrano oltre 350 mila associazioni ed enti del non profit, a fronte dei 300 mila del 2011. È un dato significativo perché indica che anche il nostro è un settore in cui è necessario parlare di competitors ed è sempre più essenziale imparare a chiedere senza paura di farlo.

Per un’organizzazione come UILDM sollecitare il sostegno è come respirare, non è possibile fare a meno di chiedere di osservare quello che si fa ogni giorno. È grazie a queste continue richieste che oggi tante persone con disabilità lavorano, fanno figli, vivono da sole e scelgono di uscire di casa, di fare in modo che la disabilità si trasformi in un altro modo di vivere.

Non cercare il sostegno significa rinunciare a una delle nostre “colonne” portanti: le comunità nelle quali sono presenti le nostre Sezioni. Quando raccontiamo dei progetti che realizzano, stiamo raccontando di persone che scelgono la diversità come valore. Scelgono di lottare, di stare dalla parte di chi deve dimostrare sempre qualcosa. Devono dimostrare che il parcheggio serve più largo a chi sta in carrozzina.

Devono chiamare giorni prima se vogliono viaggiare in treno o in metro. È così: il muro che noi tentiamo di abbattere, togliendo ogni giorno un mattone, viene ricostruito da chi vive senza rendersi conto che tutti noi abbiamo qualcosa da dare. Proprio quello che l’associazione fa tutti i giorni deve far scaturire l’esigenza di chiedere il sostegno.

È necessario mettere il donatore al centro della scena, perché tutto dipende dalla sua risposta, in primis la stabilità dell’associazione e la sua capacità di dare continuità alla propria missione, che per tutti noi di UILDM significa “comunicare” e “fare” affinché le persone con disabilità neuromuscolare non siano lasciate sole.

Parte integrante della rubrica è la relazione che si instaura con i lettori. Se hai un argomento che vuoi approfondire scrivimi a fundraising@uildm.it. Insieme costruiamo uno strumento utile a chi vuole far crescere la propria associazione.

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