Ridere della malattia, la storia di Simone

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Ha trasformato la sua malattia in un punto di forza, stravolgendo completamente la prospettiva dalla quale osservare il mondo. Il suo monologo ha fatto il giro del web, con migliaia di visualizzazioni sui social.

Questa è la storia di Simone Fornara: attore, classe 1990, torinese, brillante e autoironico. Il suo curriculum artistico vanta un percorso di formazione alla Gypsy Musical Academy e all'Accademia del Comico. Quando aveva tre anni si è ammalato di leucemia. Un anno dopo è stato sottoposto con successo a un trapianto di midollo osseo che però ha causato complicazioni ed effetti collaterali che si sono protratti nel tempo. Recentemente è stato sottoposto a un trapianto di rene.

 

Il tuo monologo all'Accademia del Comico ha spopolato sui social. Com'è nata questa idea?

L'idea di scrivere e interpretare un monologo sulla leucemia è arrivata durante il primo anno di Accademia. Tuttavia, per quanto cercassi di studiare, non sapevo come avrei potuto sviluppare in chiave comica una tematica così complessa…mi concentrai quindi su altri argomenti. Il secondo anno mi ha colto improvvisamente l'ispirazione e ho iniziato a lavorarci nuovamente. È stato un successo inaspettato.

 

Che reazioni ti saresti atteso?

Io speravo semplicemente di far fare ridere il pubblico, non pensavo certo di finire sotto i riflettori. Poi, dopo il saggio di fine anno, mio padre ha messo il video su Facebook per mostrarlo ad amici e parenti. Dopo alcune settimane, mia madre mi ha chiamato dicendomi «Lo sai che il tuo monologo ha più di 300mila visualizzazioni!?».

 

Cos'è per te la vita?

Ora come ora direi che vedo la vita come un viaggio. Un viaggio tutt'altro che semplice, ma che vale la fatica di essere intrapreso.

 

Se dovessi descriverti come ti definiresti?

Tendo a essere tranquillo e riservato, soprattutto quando non conosco le persone che ho intorno. Però, se mi sento a mio agio, mi faccio coinvolgere piuttosto velocemente.

 

Come si può arrivare all'accettazione della malattia?

Accettare la malattia, o gli effetti collaterali che ti lascia, non è facile. Da bambino mi concentravo moltissimo sulle cose che mi piacevano, che si trattasse di cartoni animati, libri, fumetti o giocattoli. Crescendo ho compreso che pensare a tutto quello che non va peggiora solo le cose. È meglio essere felici per ogni cosa che funziona e migliora, per quanto piccola sia.

 

Da dove nasce la tua autoironia?

Si è sviluppata nel corso del tempo. Forse è nata come meccanismo di difesa ma si è affinata quando ho cominciato a studiare recitazione a 16 anni.

 

Che messaggio ti senti di lanciare alle persone stanno vivendo una situazione di difficoltà?

Non so se sono in grado di lanciare un messaggio per ogni situazione. Tuttavia so per esperienza personale che avere il sostegno di persone a cui tieni e degli obiettivi aiuta molto ad apprezzare la vita. Interessi, hobby e passioni rendono tutto più ricco. Non bisogna lasciare che i propri limiti tolgano la voglia di vivere.

 

Qual è il tuo sogno più grande?

Il mio obiettivo è quello di diventare un comico professionista.

(v.b.)

 

«Il senso d’ironia è una grande garanzia di libertà». (Maurice Barrès)

 

Ritratto di uildmcomunicazione

uildmcomunicazione