Wheels on Waves (Wow) è il progetto di Andrea Stella che permette alle persone con disabilità di vivere un’esperienza sul catamarano Spirito di Stella a Lignano, Grado o Venezia. Mira Budafoki, 27enne ungherese che vive a Gorizia, ha trascorso una giornata sulla barca. Nata a Budapest, Mira ha fatto la giornalista in lingua inglese e ungherese. Adora scrivere e si occupa di comunicazione per le organizzazioni. Vivace, positiva, innovativa, socievole, ama i concerti, la gente, la musica. La SMA non la ferma.
Come sei venuta a conoscenza del progetto di Andrea Stella?
Ne avevo sentito parlare da diverse persone che si sono appassionate a questo progetto e quando mi hanno invitata a provare non ho esitato. Tra queste c’era Angelo, fratello di Alessandra, presidente di UILDM Gorizia, che ha organizzato la giornata e mi ha permesso di partecipare.
Come funziona?
La vela per tutti è una possibilità gratuita rivolta a chi ha diversi tipi di disabilità. Il tragitto in giugno prevede un’uscita a Lignano, Grado o Venezia. In barca c’è un equipaggio: un comandante, un marinaio e due aiutanti. Il giorno della gita c’era Andrea Stella al timone. Una sua frase che mi ha colpito è stata: “se puoi rendere una barca accessibile, puoi rendere anche una città”. Un messaggio importante per costruire una società migliore. Per salire dal molo ci sono una serie di pedane che permettono di montare sulla barca. Io ho una carrozzina elettrica, quindi molto pesante, ma non c’è stato nessun problema. Il catamarano è spazioso, grande, eravamo in 4 persone sulla sedia a rotelle. Volendo ci sarebbe anche un seggiolino apposito per chi preferisce spostarsi dalla carrozzina. Andrea ci ha fatto vedere come riesce a gestire la barca. È possibile entrare anche nella cabina della barca, totalmente accessibile, con bagno e camera da letto gigante. È perfetta!
Come mai hai scelto di provare questa esperienza?
Adoro il lago. Da ragazzina andavo spesso al lago Balaton, il lago più grande d’Europa, in Ungheria. All’epoca le barche non erano assolutamente accessibili: mi portavano in braccio. Credo che il progetto di Andrea Stella sia un’invenzione straordinaria!
Com’è andata?
È andata benissimo, lo rifarei subito! Non ho trovato nessuna criticità. Ho trovato un’equipe di persone bravissime, preparate, flessibili alle esigenze altrui. Insomma, è stata un’esperienza imperdibile.
Siamo partiti il 2 giugno, in una splendida giornata di sole. L’uscita è durata tre ore circa. Non c’era molto vento e quindi il tragitto è stato molto lento. Sono andata con mio marito e nel gruppo c’erano persone con diversi tipi di disabilità e accompagnatori.
Il ricordo più bello che conserverai?
L’atmosfera amichevole, l’aperitivo a bordo, il clima gioviale e amichevole, tre ore di dolce vita.
Cosa rappresenta per te la parola “viaggio”?
Tutto, e non esagero. La mia vita è caratterizzata dal viaggio, sono sempre in movimento, adoro conoscere nuove persone, scoprire paesaggi, essere contaminata da varie atmosfere e nuove culture, apprezzare la diversità. Diviene motivo di ispirazione e fonte di ricarica. Mi considero una viaggiatrice 24 ore su 24.
Cosa manca perché si sviluppi una cultura davvero accessibile quando parliamo di viaggi?
Ho scritto un libro in inglese sull’accessibilità di Roma. Penso che il messaggio di quel testo che sia ancora attuale: l’apertura mentale e la sensibilizzazione dei cittadini. Una cosa molto bella a parer mio è che la gente avverte subito quando hai bisogno e corre in maniera naturale ad aiutarti. Dobbiamo aprirci al prossimo, avere coraggio, flessibilità, creatività. Le barriere si possono superare. E anche noi persone con disabilità abbiamo la responsabilità di uscire, attivarci, vivere normalmente. Tante volte in certe culture, in particolare al nord-est magari ci sono le strutture e i fondi, ma nonostante questo la gente ha paura delle cose nuove, delle persone con disabilità. È tempo di aprirsi.
(vb)