Cristina Borrelli ha 24 anni, è di Portici (NA) e si è laureata per diventare tecnico di neurofisiopatologia, una professione che aiuta a diagnosticare malattie degenerative come la distrofia. Non aveva mai fatto volontariato prima di incontrare il Servizio Civile e la Sezione UILDM di Napoli ma ha già deciso che non la lascerà.
Come hai conosciuto UILDM?
Dopo la laurea per diventare tecnico di neurofisiopatologia cercavo esperienze lavorative. Ho visto in televisione la pubblicità del Servizio Civile e ho pensato di provare. Cercando a Napoli ho trovato il progetto di UILDM Napoli, “Mare senza barriere”, e così ho presentato la domanda. Ma ho già deciso che non lascerò la Sezione dopo l’esperienza di Servizio Civile! I ragazzi, la mia Olp, Salvatore (Salvatore Leonardo, presidente della Sezione di UILDM Napoli, n.d.r.)…guardo le foto e i video delle nostre giornate, li cerco! Mi fanno stare bene!
Come è stato il primo approccio con la disabilità?
Ci ho messo un po’ per avvicinarmi effettivamente ai ragazzi, ma poi è andato tutto liscio. Prima di diventare volontaria per me la disabilità esisteva e basta. Sapevo che c’era ma non mi toccava. Ora invece voglio conoscere e capire le persone che incontro.
Avevi già fatto volontariato? Di cosa ti occupi in Sezione?
Mai. Quest’estate ho accompagnato il gruppo di ragazzi e ragazze della Sezione al mare, in modo che potessero divertirsi come tutti gli altri. Un’esperienza bellissima. Ma sono tanti i progetti che stiamo seguendo, ad esempio quello di informatica. Seguiremo anche un corso di pet-therapy e a fine anno avremo una recita da organizzare. Facciamo piani diversificati e non ci fanno paura le difficoltà. Anzi, proprio perché gli ostacoli sono alti, ci impegniamo ancora di più per superarli!
Come ti sta cambiando questa esperienza?
In meglio, mi arricchisce. Proprio perché il mio percorso di studi mi porterà a lavorare con persone che hanno malattie degenerative, ho compreso quanto al mondo sanitario manchi l’aspetto più umano, legato alla persona che hai difronte. Stando in Sezione, scambiando due chiacchiere, accompagnando i ragazzi in vari posti, vedo con i miei occhi quanti ostacoli ci sono e quanti piccoli, grandi dettagli spesso non vengono notati. Poterò sicuramente quello che ho imparato in UILDM nel mio lavoro futuro. Quello che vivo durante la giornata lo racconto poi agli amici, al mio fidanzato, in famiglia. È un lavoro, perché mi viene richiesta precisione, disponibilità e attenzione, ma allo stesso tempo non lo è perché mi appassiona molto e la fatica non la sento. Chi mi conosce da prima di questa esperienza di volontariato mi dice che sono più forte e convinta di me!
(Chiara Santato)