Alessia, un cuore nuovo, una seconda possibilità

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Entusiasmo, voglia di vivere, coraggio e forza nella fragilità. È tutto questo Alessia Muraro, splendida 27enne in sedia a rotelle per la distrofia dei cingoli. Un trapianto di cuore le ha cambiato la vita. Questa giovane leonessa racconta la sua seconda possibilità.

Com’è cominciata la tua avventura?

Tutto è iniziato quando avevo diciassette anni con la diagnosi di  cardiomiopatia dilatativa dovuta alla distrofia dei cingoli, che nel frattempo mi aveva tolto la deambulazione. La cardiologa di Padova che mi seguiva non mi aveva dato speranze, anzi mi aveva detto che nelle mie condizioni non c'era niente da fare, in pratica ero condannata. Non mi sono abbattuta e ho fatto una visita all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, dove mi hanno seguito per otto anni.

 

Cosa ti ha donato forza nei momenti più difficili?

Sicuramente l’aiuto della mia famiglia, in particolare di mia mamma.
Nell'estate 2015 sono andata in scompenso cardiaco, ero spesso a letto e facevo fatica a respirare: mi dissero che era arrivato il momento di intervenire con un VAD, un'assistenza ventricolare sinistra per aiutare il mio ventricolo a pulsare meglio. Il 17 settembre fui operata, ricordo che ero agitatissima e speravo che l'intervento potesse risolvere il mio problema. In ottobre fui dimessa, pronta a iniziare la mia nuova vita. Dopo un mese e mezzo però mi trasferirono d’urgenza a Padova a causa di un ictus tromboembolico. Dissero ai miei che ero appesa tra la vita e la morte: non sapevano se e come mi sarei svegliata. L'intervento andò bene. Respiravo autonomamente, mi dissero che era avvenuto un miracolo poiché non avevo subito alcun danno. Da quell’episodio i cardiochirurghi di Padova presero in considerazione l'ipotesi del trapianto cardiaco e cominciarono a farmi gli esami per mettermi in lista d'attesa per un cuore.

Mi  trovai in lista d'attesa, un tempo che sarebbe potuto durare 2 o 3 anni. Dopo 10 giorni mi chiamarono dicendo che c'era il cuore giusto per me. In quel momento provai una strana emozione: ero contentissima per la mia nuova vita che stava finalmente iniziando, ma consapevole che sarebbe stato molto rischioso. Uscii dalla sala operatoria dopo 10 ore: la mia nuova vita era iniziata e tutto andava per il meglio. Dopo tre settimane tornai a casa con un cuore nuovo: non ero più stanca come prima e potevo iniziare a prendere in mano la mia vita.

 

Qual è per te il significato della parola dono?

In questo percorso di rinascita, ringrazio il mio donatore e i suoi familiari che in un momento così straziante hanno acconsentito a fare questo grande gesto che mi ha permesso una seconda possibilità. 

 

Cos’è per te la vita?

Un dono prezioso da assaporare in ogni istante: nei momenti più difficili dobbiamo lottare sempre con determinazione e coraggio. Anche nella sfide più difficoltose, se siamo combattivi, è possibile vincere. È fondamentale non abbandonare la speranza.

 

Qual è il sogno che vuoi realizzare?

Il mio più grande sogno è quello di fare la psicologa e aiutare molti pazienti che sono in attesa di trapianto. 

(vb)

Ritratto di uildmcomunicazione

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