Una vita indipendente

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Nel contesto del progetto "Si fa presto a dire Vita indipendente" voluto dal Gruppo Giovani UILDM, ecco quanto emerso durante il webinar del 12 novembre condotto da Natascia Curto. Educatrice e dottore di ricerca in Scienze Umane e Sociali, attualmente professore a contratto presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. Si è occupata degli approcci educativi che promuovono l’accesso ai diritti, anche attraverso il ruolo delle associazioni. Collabora con il Centro Studi DiVi per i Diritti e la Vita Indipendente dell’Università degli Studi di Torino dalla sua fondazione.

 

Che cosa è per te Vita Indipendente?

La Vita Indipendente per me è quello che dice la Convenzione Onu: vivere nella società in conformità all’uguaglianza con le altre persone indipendentemente dalle condizioni personali, sociali e di disabilità in cui ci si trova.

 

Quali sono i tuoi consigli in merito a questo tema?

Un aspetto fondamentale su cui tengo a porre l’accento è che gli esperti della vostra vita siete voi stessi. Non esiste una persona che è un esperto che vede che cosa sia la Vita Indipendente meglio di altri. Gli esperti sono al vostro servizio studiano e trovano gli strumenti. Infatti, se non si entra in quest’ottica, è complicato. Se avessi fatto la stessa domanda che vi ho e mi avete posto: Che cosa è per te Vita Indipendente?” a ragazzi della vostra età - che non hanno una condizione di disabilità motoria - mi  avrebbero tutti risposto delle altre cose, non di certo il potersi alzare a mezzogiorno, ad esempio.

 

Che cosa è il Diritto alla Vita indipendente?

È quella cosa per cui, a un certo punto, decido di smettere di studiare e uscire a fare shopping all’ultimo minuto. Quello che è diverso delle vostre vite rispetto a quelle deli altri non in condizioni di disabilità: è che per gli altri la possibilità di alzarsi a mezzogiorno o uscire a fare un giro dopo un litigio è scontata, perché non ci pensano. La prima cosa che potete fare - come gruppo - è cambiare posizione, perché, non abbiamo niente di nuovo da insegarvi come esperti. Ci sono due buone notizie.

La Convenzione ONU dice che, tutto ciò che abbiamo detto fino ad ora, è un DIRITTO. Voi dite - giustamente - ok, questi sono diritti, ma per me non sono rispettati… il fatto che però sono dei Diritti cambia la prospettiva, perché, significa che non lo si deve meritare. Se tu vuoi usare la tua vita, facendo delle cose per cui nessuno è d’accordo con te, il Diritto rimane. Non devo essere abbastanza bravo, buono, comportarmi bene, ma soprattutto non devo essere abbastanza “Abile”.

Secondo: la Convenzione ONU, non esiste più uno standard di essere umano da cui gli altri si discostano. La disabilità è una delle forme di diversità umana. Tutte le grandi conquiste sui Diritti delle Persone con disabilità sono state ottenute dalle azioni di persone con disabilità molto grave. (Ed Roberts era uno studente universitario americano del 1967 con una disabilità motoria molto complessa alle braccia e alle gambe, il quale aveva bisogno di vari supporti e assistenza ecc. Il rettorato della sua università ha disposto che insieme con un gruppo di studenti disabili vivesse nell’ospedale adiacente alla struttura universitaria per frequentare poi le lezioni accademiche. A questa disposizione - però - egli si oppose fortemente per il fatto di essere persone come gli altri, l’università si è dovuta attrezzare per consentire la frequentazione universitaria insieme a tutti gli altri). Il fatto di avere dei bisogni d’assistenza non giustifica il fatto di vivere in un ospedale.

Da Ed Roberts nasce il primo grande movimento per diritti delle persone con disabilità motoria a Barkley. Da cui, dopo 30/40 anni, si arriva alla Convenzione ONU. La Disabilità non giustifica più la discriminazione. La disabilità non è un buon motivo per far fare una vita non libera alle persone. Non è più possibile attuare un trattamento diverso per le persone con disabilità. La violazione dei diritti è un problema culturale. La libertà di scelta si deve pretenderla bene perché - in realtà - contiene un trucco! Io sono libero veramente di scegliere solo quando si danno tutti i supporti che servono per praticare - a tutti gli effetti - la scelta presa.

Nell’articolo 19 la Convenzione ONU dichiara: “Live indipendet in the community”, ovvero, vivere nella comunità con uguale libertà di scelta delle altre persone, indipendentemente dalla condizione di vita in cui ci si trova. Le vostre caratteristiche non sono solo la disabilità che avete! [1]    

Esiste un’immagine del “Super Disabile” (di fatto abilista) però può essere considerato un inizio per essere visti prescindere dalla menomazione che si ha. Per la disabilità intellettiva e relazionale ci sono una serie di fattori che costituiscono delle barriere solo che non si vedono. Mettere in ordine i compiti cognitivi è complicato e succede che si pensa che sia la persona a non andare bene. Voi siete un “Intero” e non accettate di dividervi. Il concetto di “Normalità” nasce nel 1800 con la statistica. Il problema è che esiste uno standard di riferimento, però, questo non  durerà per sempre (testo di Roberto Medeghini Norma e normalità nei Disability Studies). E’ una battaglia culturale da portare avanti.

 

[1] Documentario sulle Paralimpiadi di Netflix dal titolo “Rising Phoenix”. Ally Cole dice <<Noi atleti paralimpici abbiamo una cosa in comune: il fatto che, almeno una volta nella vita, qualcuno ci ha detto no, non si può!>>. Quando gli altri hanno iniziato a cambiare la prospettiva, da disabili sportivi, sono diventati eroi.

 

Il prossimo webinar sulla Vita indipendente è fissato per venerdì 18 dicembre alle 17.30

Ospite Roberto Medeghini, pedagogista, ha insegnato Pedagogia speciale (Università degli Studi di Bergamo) fino al 2011.

Fa parte del comitato scientifico della rivista online "Disability Studies Italy".

 

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Ritratto di uildmcomunicazione

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