Fino al 30 ottobre il progetto UILDM "Digital DM" partecipa al contest "Accendi il tuo sogno": il progetto che riceverà più like vincerà un premio di 5.000 euro, come abbiamo spiegato qui. Ma perché digitalizzare il magazine DM? Cosa cambia e come migliora la fruizione delle notizie? Lo spiega Barbara Pianca, coordinatrice di "DM".
Tecnologia e digitalizzazione nel mondo delle persone con disabilità sono sinonimo di aumentate possibilità di inclusione sociale. Nella misura in cui la disabilità è la condizione sociale di un individuo e la sua entità è quindi modificabile a seconda della predisposizione sociale alla sua inclusione, tecnologia e digitalizzazione hanno il potenziale necessario a favorire le pari opportunità.
La domotica e la tecnologia assistiva che favoriscono l'autonomia nella vita quotidiana da una parte, la fruizione, soprattutto da cellulare, degli ambienti social che favoriscono la socialità seppur indiretta, dall'altra, mettono a un livello sempre più sovrapponibile le persone con e senza disabilità.
DM è l'organo ufficiale della comunicazione UILDM dal 1961. La sua versione cartacea viene distribuita in 20mila copie tre volte all'anno, favorendo la circolazione di informazioni, confronti e approfondimenti. Per una persona con mobilità molto ridotta, la sua fruizione non è sempre agibile in autonomia. Occorre un assistente che giri le pagine, ad esempio. Per alcuni i caratteri sono troppo piccoli e la leggibilità risulta faticosa. L'atto di prendere il giornale e avvicinarlo a sé, per le persone in carrozzina, è quasi sempre non fattibile in autonomia, e quindi dipendono da terzi quanto meno per ottenere che il giornale sia posizionato vicino alle loro mani.
La fruizione del cellulare, invece, è una possibilità che rimane aperta per un numero molto più elevato di persone con limitazione motoria. Di solito lo smartphone è agganciato alla carrozzina in modo che sia sempre a portata di occhi. Con una connessione auricolare o bluetooth la questione audio e voce è risolta. Quando ai comandi, ove non si riuscisse a raggiungere il monitor touch screen, essi sono trasferiti direttamente al joystick che comanda la carrozzina. Certo, occorre la capacità residua di interagire in qualche modo con il joystick, ma i movimenti necessari sono molto inferiore rispetto a quelli coinvolti nello sfogliare una rivista cartacea.
Trasferire DM in un'app significa agevolare la fruizione delle notizie per molti soci UILDM e in generale per molte persone con disabilità motoria, in un'ottica di inclusione sociale. La scelta dell'app sta innanzitutto nella sua immediatezza: una volta installata sul proprio dispositivo, l'accesso è diretto in un solo clic: non occorre entrare ad esempio all'interno del sito UILDM e cercare la voce dedicata alla rivista per poi accedere al suo ultimo numero digitale.
Inoltre, l'app è dinamica e permette un'interazione personale. È possibile visitarne parti diverse, l'organizzazione dei contenuti è diversa da quella separata di ogni numero della rivista cartacea e gli argomenti possono essere esplorati anche trasversalmente.
In particolare, la realizzazione in corso dell'app ha lo scopo esplicito di offrirsi quanto più accessibile possibile. Per questo, i tecnici all'opera dialogano con un gruppo di volontari con disabilità per testare il modello più adatto, a partire dalla sua leggibilità, con attenzione alla scelta del carattere, al contrasto dei colori e alle altre regole per l'accessibilità dei testi. Non solo, attenzione è data anche al posizionamento dei bottoni e all'organizzazione della fruibilità di ogni parte dell'app. Le persone coinvolte nei test partecipano attivamente alla realizzazione di un'app che guarda avanti con ambizione: da una parte mira a diventare un luogo per il dialogo tra UILDM e soci, volontari, donatori, attivando nel tempo funzioni ulteriori alla digitalizzazione di DM, e dall'altra vuole essere un modello di app il più completamente accessibile da condividere con la comunità dei progettisti in modo che, sempre di più, le offerte digitali siano disponibili autonomamente da ciascuno di noi.
Barbara Pianca
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