Yusu: Un Volontario Prezioso a Pavia

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Yusupha Matuidi è un volontario del Servizio Civile della Sezione di Pavia.

La sua storia comincia dal Gambia. La scelta di svolgere un anno di servizio per UILDM ha contribuito a concretizzare numerosi progetti, accompagnando molte persone con disabilità a realizzare una vita piena. «Nel mio caso posso dire di contribuire a rendere la società doppiamente inclusiva – racconta Yusupha. Le attività che svolgo con UILDM permettono di diminuire l’esclusione dei disabili, inoltre, la mia posizione di ragazzo gambiano all’interno della società pavese è cambiata positivamente, ora mi sento più integrato».

Come hai conosciuto UILDM?
«Un anno fa è uscito il bando del Servizio Civile, un’opportunità per partecipare attivamente alla vita della nostra città e conoscere nuove realtà. Io stavo già facendo volontariato al Pertusati con gli anziani e volevo continuare ad aiutare le persone in difficoltà. Tanti abitanti di Pavia mi hanno aiutato quando sono arrivato qui e volevo fare qualcosa per loro. Tra le tante associazioni ho scelto UILDM perché avrei lavorato con dei ragazzi disabili e avrei potuto aiutarli. Sono andato a parlare con Fabio e mi sono trovato bene. All’inizio ero timido e non parlavo bene l’italiano, ma questo non è stato un grande problema perché ci siamo capiti subito».

Di cosa ti occupi nell’associazione?
«Nell’associazione svolgo diverse attività tra cui segreteria (che preferisco meno, racconta ridendo - n.d.r) e lo yoga insieme ai ragazzi/e. Ogni mercoledì porto Davide in piscina e poi resto con lui per giocare, parlare e fare i compiti di inglese. Spesso accompagno Stefano a svolgere delle commissioni (fare la spesa, andare in banca, ospedale, tribunale) e spesso ci fermiamo per bere un caffè. Vado a fare i servizi domiciliari da Daniela e Antonella e quando è possibile le porto a fare un giro. Durante l’inverno ho supportato la squadra di hockey Goodfellas di UILDM. Vedere le loro partite è sempre un’emozione, sono fortissimi e sul campo non sembrano neanche dei disabili (ahaha). In più occasioni ho accompagnato Fabio nelle scuole per l'attività di sensibilizzazione: è sempre bello confrontarsi con i giovani e spero che anche loro un giorno facciano la mia scelta. Infine, ho partecipato al progetto “Sweet home” aiutando una signora a ritornare a casa dall’ospedale nei fine settimana. Purtroppo lei è morta, ma sono felice di aver contribuito a rendere più piacevoli i suoi ultimi mesi, con la sua famiglia. All’inizio avevo paura di fare tante cose da solo. Ma i ragazzi e i volontari di UILDM mi hanno dato coraggio e mi hanno invitato a non avere paura di dire il mio pensiero o di farmi ripetere una cosa se non la capivo subito».

Cosa significa per te fare volontariato?
«Fare il volontariato significa dedicare un po’ del tuo tempo agli altri, aiutando le persone che sono in difficoltà a fare diverse attività, anche le più semplici. Vuol dire dare una mano ad una persona e farla sentire meno sola. Con il volontariato promoviamo diversi valori come il rispetto, la tolleranza e la non discriminazione e difendiamo i diritti per creare una società più equa ed inclusiva. Fare volontariato vuol dire preoccuparsi delle persone che spesso sono lasciate sole, passare del tempo con loro e farle sentire importanti, perché io credo che tutti abbiamo delle cose belle dentro di noi, ma non lo sappiamo. Con il volontariato riusciamo a creare tante amicizie. Sono sicuro che continuerò a vedere tutte le persone incontrate durante il mio percorso perché ormai sono nel mio cuore e voglio bene a tutti loro».

È cambiata la tua visione della disabilità con questa esperienza?
«Si, tantissimo. All’inizio pensavo che sarebbe stato difficile stare con loro: non mi conoscevano e non parlavo bene italiano. Io avevo paura della loro malattia e prima di fare qualcosa mi facevo mille problemi perché non volevo sbagliare e non volevo offendere loro o fargli male. Pensavo che una persona disabile non poteva fare niente nella sua vita da solo. Poi ho scoperto che i miei due colleghi Federica e Raoul sono disabili, così come il mio capo e allora ho veramente capito che siamo tutti uguali. Ho scoperto tantissime cose: Fabio il mio capo è sempre attivo e fa mille attività, Raoul e Stefano possono guidare; insomma con un po’ di aiuto anche i disabili possono svolgere una vita normale. I ragazzi che ho conosciuto hanno tantissima forza e vogliono sempre imparare e fare mille cose, non si tirano mai indietro nelle sfide che si presentano, hanno una grande tenacia e questo è l’aspetto che mi piace di più, sono in continua lotta ed io li aiuterò sempre. In Africa è molto diverso. Le persone disabili sono ai margini della società e vengono derise, considerate come delle persone con degli spiriti malvagi, difficilmente hanno amici ed una famiglia accanto. Non ho mai visto un disabile lavorare. Invece qua in Italia è diverso, grazie anche alle attività di UILDM i disabili possono fare tante cose ed inserirsi nella società».

Come si realizza, a tuo parere, la vera inclusione?
«Nella società attuale tante persone sono escluse (gli stranieri, gli immigrati, i disabili) e una società non può crescere se si lascia fuori qualcuno o si creano messaggi d’odio e disprezzo verso gli altri. Penso che la vera inclusione si realizzi diffondendo la vera informazione, andando nelle scuole e parlando con i giovani, mostrando loro la realtà e i problemi che quotidianamente i disabili devo affrontare, ma anche i loro punti di forza. È necessario smantellare i pregiudizi, spesso la gente non conosce la verità e crede a quello che sente in giro. Io credo che sia molto importante promuovere il volontariato e il servizio civile perché permette di coinvolgere attivamente i giovani nella società, aiutando chi ha bisogno. Nel mio caso posso dire di contribuire a rendere la società doppiamente inclusiva. Le attività che svolgo permettono di diminuire l’esclusione dei disabili nella società, facendoli partecipare agli eventi e dando loro la forza di non rinunciare ai propri sogni, ricordandogli che non sono soli. Inoltre, la mia posizione di ragazzo gambiano all’interno della società pavese è cambiata positivamente, ora mi sento più integrato e la gente mi rispetta di più. Per esempio, noto che la gente mi sorride e parla con me quando sono con i ragazzi in piscina, al bar, in banca. Mentre spesso quando sono da solo, mi guarda male ho dice alle persone accanto a me di stare attento. Sono contento che grazie a questa esperienza posso dimostrare agli italiani che non tutti gli stranieri che arrivano in Italia sono delinquenti, ma ci sono persone serie ed oneste che fanno mille sforzi per integrarsi e che collaborano per la crescita socio-economica del paese». 

(v.b.)

Ritratto di uildmcomunicazione

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