«Guai a mollare sui diritti conquistati!»

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di Sara De Carli (Vita.it)

Il presidente nazionale UILDM Luigi Querini Il presidente nazionale UILDM Luigi Querini

Prima intervista al neopresidente della UILDM, Luigi Querini. Classe 1954, imprenditore agricolo, ha fondato e guidato per vent'anni la sezione di Pordenone. Per i prossimi tre anni ha già individuato tre priorità

Luigi Querini è il nuovo presidente nazionale UILDM. Per i tre anni di lavoro che ha davanti, ha già individuato tre priorità: il rapporto con le sezioni, il rinnovamento della direzione nazionale e della sede nazionale, «un po’ obsoleta» e la prosecuzione di quel lavoro di rete con altri soggetti del non profit già avviata con forza da Uildm, perché «ho sempre pensato che bisogna andare oltre all’idea di curare bene il proprio orticello».

Chi è Luigi Querini?
Sono del 1954, quindi ho 59 anni. Ho un’atrofia muscolare e praticamente da sempre, per l’esattezza da quando ho 5 anni, sono in carrozzina. Ora sono in pensione, ma ho fatto ragioneria e sono stato un imprenditore, ho avuto sempre un’azienda agricola mia, produciamo cereali. Sono sposato dal 1977, ho un figlio, e sono molto orgoglioso di essere anche nonno.

Quale percorso ha fatto nella Uildm?
Per praticamente vent’anni, fino a questa nomina, sono stato presidente della Uildm di Pordenone: nel 1994 sono stato fra i soci fondatori e da allora ne sono stato sempre presidente. Io sono entrato in Uildm nel 1980, allora frequentavo la sede di Udine, poi negli anni è maturata l’idea di far nascere una sede a Pordenone. Qui oggi abbiamo un centro sociosanitario importante.

Come è nata la disponibilità alla candidatura per la direzione nazionale?
Sono in Uildm da tanti anni, ho fatto tutta la gavetta, ho costituito e gestito una sezione, mi piaceva chiudere il mio impegno nell’associazione con un’esperienza nella direzione nazionale. Lo dico con molta umiltà, nel senso di portare un bagaglio di esperienza che potrebbe essere utile ad altre sezioni. Ovviamente quando ho dato la mia disponibilità pensavo a un ruolo di consigliere, non alla presidenza. È una grande emozione, visto come l’assemblea si è espressa, e una grande responsabilità.

Quali sono le priorità di lavoro che ha già individuato?
La prima è senza dubbio il rapporto fra la direzione nazionale e le sezioni. È un argomento scottante, ma c’è bisogno di far dialogare maggiormente questi livelli, di farli confrontare. La direzione nazionale deve porsi in ascolto delle sezioni e dare la massima attenzione a quelle che hanno idee, vogliono crescere, ma mancano di risorse. La seconda è il rimodernamento della direzione nazionale, come struttura: è identica a trent’anni fa, quando l’ho conosciuta, quindi è giocoforza un po’ obsoleta. Deve rinnovarsi, essere più efficiente ed efficace, più operativa.

Alberto Fontana, il presidente uscente, ha lasciato come indicazione per gli anni futuri quella di continuare nel fare rete: condivide?
Mi faccia dire innanzitutto che Alberto è un amico ed è stato un grande presidente, che ha stravolto in modo positivo l’associazione, ne ha assunto le redini in un momento critico e le ha fatto fare moltissima strada. Succedere a lui quindi è particolarmente impegnativo. Non voglio emularlo, naturalmente, ma questa idea del fare rete la condivido totalmente. A Pordenone ho sempre fatto crescere la sezione non come un orticello per noi, ma come una struttura polifunzionale aperta a tutte le persone con disabilità motorie, a prescindere dalla diagnosi. Siamo tutti seduti sulla carrozzina, ciò che vivo io lo vive anche una persona che ha una patologia diversa, perché mai dovremmo stare a coltivare ognuno il proprio orto?

Uno dei suoi primi impegni istituzionali sarà la Conferenza nazionale delle persone con disabilità, a inizio luglio. Quali temi porterà in quella sede, e quindi alla politica?
Nel dettaglio non so ancora dire. Di certo previdenza e assistenza sono due temi su cui le persone con disabilità non possono mollare nel loro dialogo con la politica. Purtroppo siamo in un periodo in cui è facile dimenticare ciò che è stato fatto, le conquiste ottenute, e rischiamo veramente di fare passi indietro nei diritti e nelle tutele. Per questo dico: guai a mollare.

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Margaret

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