I “bei” vecchi tempi

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Vi presentiamo la rubrica "Il mio distrofico" dal DM 194 a cura di Gianni Minasso.

Al di là delle afflizioni per la via crucis dei Lea, noi, disabili odierni, possiamo ritenerci soddisfatti di quanto e di come la tecnologia sia venuta in nostro aiuto nel corso dei tempi. Se qualche mio collega di handicap dovesse nutrire qualche perplessità in proposito, provi anche solo a immaginare di parcheggiare le proprie, delicate, terga in una di queste carrozzine d’antan. Poveri avi!...

 

1655

Dopo le enigmatiche decorazioni rinvenute su vasi greci del 600 a.C. e le successive raffigurazioni cinesi di scomode lettighe e rudimentali carriole, la prima sedia a rotelle autopropulsa irrompe nella storia grazie all’invenzione del tedesco Stephan Farffler. Non osiamo neppur pensare, visto le stradacce dell’epoca, ai rimbalzi e alla fatica di girare la manovella di ‘sto trabiccolo.Dopo le enigmatiche decorazioni rinvenute su vasi greci del 600 a.C. e le successive raffigurazioni cinesi di scomode lettighe e rudimentali carriole, la prima sedia a rotelle autopropulsa irrompe nella storia grazie all’invenzione del tedesco Stephan Farffler. Non osiamo neppur pensare, visto le stradacce dell’epoca, ai rimbalzi e alla fatica di girare la manovella di ‘sto trabiccolo.

1790

Solo gli invalidi appartenenti all’élite nobiliare avevano la “fortuna” (naturalmente si fa per dire) di spostarsi con questo catafalco semovente di legno e ferro battuto. L’aria d’Ancien Régime e le eleganti torniture ivi presenti non lasciano presagire la tempesta che sta per scoppiare. E non stiamo parlando di uno sciopero degli insegnanti di sostegno, bensì della… Révolution!

1875

Rendetevi conto: il tipico assetto a tre ruote delle carrozzine antiche impediva agli utenti di quei tempi di orientarle. Oltretutto il massiccio esemplare in questione doveva pesare più della corazzata Potëmkin e quindi la mobilità risultava pari a quella di un gatto di marmo. Infine l’inquietante molla inserita sotto al cuscino era di sicuro il prodromo di inevitabili e crudeli torture al tafanario.

1890

Il grande impulso tecnologico dell’Epoca Vittoriana aveva probabilmente subìto uno stop nel momento in cui era arrivato a lambire il mondo dell’handicap. Infatti questa fragile struttura in vimini, montata su gracilissime ruote, offre un quadro decisamente preoccupante. Chissà quanti nostri antenati aumentarono la propria disabilità ribaltandosi con questo malsicuro catorcio.

1925

Una novantina d’anni fa l’evoluzione del progresso aveva consentito al produttore inglese Harding di sfornare questa carrozzina pieghevole e con seduta sospesa, grazie alla quale si poteva incominciare a respirare odore di modernità. Nonostante ciò erano comunque garantiti cigolii sinistri, scrolloni da gran premio, posture da contorsionisti del circo Togni e cartonature di natiche.

1950

Proprio in quest’anno il canadese George Klein (a sinistra) aveva inventato la prima carrozzina elettrica, a beneficio dei molti reduci di guerra. Bravissimo, anche se non azzardiamo stimare la precisione di guida del joystick, il raggio di sterzata e la tartarughesca velocità. È viva invece la sensazione di restar fulminati all’improvviso da un corto del rozzo motore.

2040

Se, come dicono, la freccia dello sviluppo è sempre orientata verso il miglioramento, i nostri pronipoti disabili dovrebbero essere a posto. Eppure osservare quest’ipotetica carrozzina del futuro ci procura lo stesso un filo d’angoscia: soluzioni innovative, comandi essenziali e linee filanti, nulla da obiettare, ma saremo comodi e sicuri? Io preferisco continuare a sedermi sul macinino di oggi.

 

 

 

Ritratto di uildmcomunicazione

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