I nonni sono amore in carne, ossa e cuore. Persone speciali, non stanno mai fermi e farebbero qualunque cosa per i nipoti. Di nonni così ne conosciamo tanti.
Oggi è il 2 ottobre, la festa dei nonni, e noi vi vogliamo raccontare la storia di Francesco Prisco. Da sempre combatte contro la distrofia di Becker. Francesco ha 63 anni, è sposato con Filomena e ha due figlie, Marilena e Jessica. Jessica sei mesi fa l’ha reso nonno orgoglioso di due gemelline, Alyssa e Azzurra. Per noi è un super nonno a quattro ruote.
Che nonno sei?
È difficile giudicarsi da soli…credo di essere un nonno “semplice”, che semplicemente vuole bene alle proprie figlie e alle nipoti.
Essere padre ed essere nonno: come vivi questi due ruoli?
Come papà la prima cosa che desidero è la felicità delle mie figlie. Lo stesso vale per le mie nipoti. Voglio che siano felici. C’è da dire, poi, che da nonno sono più indulgente con le mie nipoti e le vizio di più. Su questo aspetto, da genitore, sei un po’ più attento!
Le mie figlie sono portatrici sane di distrofia ma per fortuna le mie nipotine sono sane. Per tanto tempo mi sono dato delle colpe per la mia malattia e per averla trasmessa alle mie figlie. Per fortuna la ricerca sulle malattie neuromuscolari in questi anni ha fatto molti passi in avanti, soprattutto nel migliorare la nostra vita. Questo mi dà molta speranza per il domani.
Come passi il tempo con Alyssa e Azzurra?
Mia figlia lavora. Le nipotine, quindi, stanno spesso da noi nonni, le faccio ridere e divertire. La gioia più grande è vederle crescere!
Le porti a spasso con la tua carrozzina?
Non ancora, ma tra poco, quando saranno più grandi di sicuro capiterà. Intanto mi diverto e mi alleno a dare un passaggio a tutti i bambini che conosco!
Sei un nonno in carrozzina, impegnato attivamente nel mondo del volontariato. Cosa speri di trasmettere alle tue nipoti?
Io cerco di trasmettere quello che vivo. Le mie figlie sono già impegnate in attività di volontariato. Spero che Alyssa e Azzurra crescendo si facciano delle domande e che capiscano, con la nostra testimonianza e con i loro mezzi, come funziona il mondo.
Che cosa sogni per loro?
Una vita migliore, anche grazie agli avanzamenti della ricerca scientifica, perché loro sono il nostro futuro.
Francesco, come è entrata UILDM nella tua vita?
Nel 1990 mi è stata diagnostica la distrofia di Becker. Ero seguito a Napoli dal professor Nigro. La ricerca ha fatto molti passi in avanti, molti anni fa si sapeva molto poco della mia malattia e delle malattie neuromuscolari in generale. Io sarò sempre grato a UILDM e a Fondazione Telethon perché mi hanno permesso di avere una diagnosi e dei trattamenti per migliorare notevolmente la qualità della mia vita.
In quel periodo ho cominciato a collaborare da volontario con UILDM Saviano e con l’amico Francesco Ciccone. In seguito, nel 2006, sono stato tra i promotori della nascita della Sezione UILDM di Ottaviano. Il nostro lavoro è iniziato con le attività di sensibilizzazione nelle scuole. Attualmente ne sono presidente. È un lavoro che mi appassiona tanto.
(ap)