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Dalla rubrica "Il mio distrofico" di Gianni Minasso, pubblicato sul n. 200 della rivista DM

Per quel che può valere la credenza nella numerologia, il duecentesimo numero di DM resta comunque un bel traguardo. Spiace solo il doverlo festeggiare in frangenti così problematici. Infatti, al momento in cui scriviamo, la lotta al Coronavirus prosegue in tutto il mondo e i suoi esiti appaiono ancora incerti come la pulizia di un bagno per disabili nell’autogrill. A questo punto, assodato che ridere può costituire un valido aiuto nelle situazioni stressanti (e noi distrofichetti ne sappiamo qualcosa), gli estensori di questa rubrica hanno pensato di dedicare un po’ di spazio al Covid-19, un flagello peggiore della sabbia per le carrozzine manuali. Così, in piena Fase 2, detti estensori si sono divertiti a estrarre dal sito del Ministero della Salute il quinto punto “Cosa posso fare per proteggermi?” della “Prevenzione e trattamento”, applicando poi questa manciata di consigli ai malati neuromuscolari. Comunque voi continuate a stare all’erta e… buon compleanno DM!

Mantieniti informato sulla diffusione della pandemia e adotta le successive misure di protezione personale Sì, informato, troppa grazia! Basta considerare la giungla dei decreti ministeriali, le millanta autocertificazioni, la spada di Damocle delle conferenze stampa targate Protezione civile, il ginepraio delle statistiche (asintomatici, attualmente positivi, isolamenti domiciliari, tamponi, test, sub-intensive, trend settimanali, tassi di letalità, R con zero eccetera), gli istrionici governatori regionali, gli ansiogeni tiggì, gli invadenti social, le fake news e gli imperdibili “strumenti” di UILDM nazionale (Bar virtuale, D-stanza, documenti della Commissione medica, colloqui con gli psicologi eccetera)…

 

Resta a casa, esci per esigenze lavorative, motivi di salute e necessità

Certo, state tranquilli, noi sposati con la distrofia saremo ligi nell’evitare di portare a spasso la nostra dolce metà. Del resto siamo abituati da una vita ad ascoltare i consigli di chi ci invita a restare confinati al nostro domicilio. Come, chi sarebbero costoro? Facile: i da noi “sorpassati” nelle code al supermercato, i frustrati cercatori di parcheggio senza contrassegno, gli impazienti passeggeri degli autobus in attesa del nostro incarrozzamento et similia. Esemplare la preveggenza dei Ladri di carrozzelle, che già anni fa cantavano in Distrofichetto: “Sei malato, ‘n te se pò guardà, perciò a casa devi restà […]. C’hai una buona pensioncina, resta a casa in carrozzina”.

 

2 → Lavati spesso le mani

L’autoigiene di chi possiede un verbale d’invalidità è in genere molto difficoltosa e perciò scarsamente abituale. In parole povere: è già un dramma fare la doccia una volta alla settimana (rischi, fatica e freddo), figuratevi lavarsi le mani ogni mezz’ora. Meglio invitare a cena il Coronavirus.

 

3 → Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute

Raccomandarlo è come voler sfondare una porta aperta per chi, come noi “mio” e poi “distrofici” senza speranza, ha sempre bandito anche i semplici raffreddati manco fossero tutti Hannibal Lecter.

 

4 → Evita abbracci e strette di mano

Non si può negare un certo sex appeal presente nel corredo di noi accucciati in carrozzina e quindi, sarà pure per captatio benevolentiae, sono sempre parecchi i normodotati che ci si avvicinano. Ergo, dobbiamo dimostrare fermezza nello scansare i baci degli impietositi di turno, siano essi ragazzi/e del Servizio civile, volontari bacucchi o zie munite di porri pelosi.

 

5 → Nei contatti sociali mantieni una distanza interpersonale di almeno un metro

Per aderire a questa norma sarà sufficiente mantenere un’andatura zigzagante della sedia a rotelle e, insieme alla vista delle nostre temibili ruote schiaccia-calli, i cento centimetri sufficienti per osservare questo precetto saranno anche di più.

 

6 → Starnutisci e/o tossisci in un fazzoletto di carta monouso e gettalo immediatamente, poi lavati bene le mani con acqua e sapone o con soluzione idroalcolica e asciugale accuratamente

Signore e signori, buonanotte. La popolazione distrofica, per ovvi motivi di fiacchezza muscolare, vanta una lunga tradizione nello strozzamento in culla dei suoi starnuti, quindi non sussistono rischi di sorta (fa poi ridere l’arzigogolo di starnutire nell’incavo del gomito: impossibile, al massimo riusciamo a farlo sulla pancia). Quanto poi alla tosse, no grazie, usiamo già l’in-exsufflator

 

7 → Evita l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri

Bella questa. Per gente come noi, condannata a vita alle variopinte cannucce (usate anche per, orrore!, tracannare i bicchieri di birra), risulta una presa per i fondelli ‘sto “uso promiscuo”. Bah, meno male che non hanno parlato dei cannoni di maria!

 

8 → Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani

Superfluo. Con i nostri deboli muscoletti (vedi gli starnuti) non riusciamo neppure a peccare contro il sesto comandamento toccandoci ben altro che occhi, naso e bocca…

 

9 → Non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico

Ormai da secoli ci lanciamo senza paura nei medicinali estremi come, ad esempio, Cortisone e Spinraza. Quindi sapete quanto ce ne può fregare di un qualsiasi Cosovir o Cosocillina!

 

10 → Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol

Difficile. Magari sarebbe anche giusto fare un po’ di pulizia, ma lo sporco tenace e la polvere neolitica sedimentati su computer e mezzi attrezzati delle nostre italiche sezioni sono in grado di resistere all’attacco congiunto di tre sottomarini nucleari. A cosa servirebbe un semplice strofinaccio umido?

 

11 → Usa la mascherina nei contesti pubblici, lavorativi e, quando è il caso, anche in quelli domiciliari considerati a rischio

Mission impossible. Infatti è perfettamente inutile tentar di spiegar alla nostra badante extracomunitaria come ci deve correttamente sistemare la mascherina sul grugno. Da anni non capisce neppure come prepararci due spaghi al pomodoro come dio comanda, immaginarsi coi dpi…

 

Post scriptum. Lo slogan più gettonato di questi tempi è stato “Andrà tutto bene”. Sì, certo. Come quando, con le stesse parole, ci hanno consegnato la diagnosi di distrofia muscolare progressiva. E poi sappiamo benissimo com’è andata a finire!

Ritratto di uildmcomunicazione

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